Realtà Virtuale, Aumentata e Intelligenza Artificiale: intervista a Tommaso Ciulli

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Realtà virtuale, aumentata, intelligenza artificiale

Il nostro mondo sta diventando sempre più popolato di termini come Realtà Virtuale (RV), Realtà Aumentata (RA) e Intelligenza Artificiale (IA). Ma sappiamo esattamente di cosa si tratti?

Nel mondo dell’innovazione, diventa sempre più difficile prescindere da queste tecnologie che iniziano ad essere presenti non più solo nella vita aziendale, ma anche in quella nostra di tutti i giorni. A volte, anche alimentando fantasie angoscianti (amplificate dall’immagine che ne danno alcuni film e libri).

Cerchiamo, allora, di capire di cosa stiamo esattamente parlando, quali siano i vantaggi che stanno portando, quali gli eventuali rischi.

Ne discutiamo con un collega psicologo e psicoterapeuta che lavora proprio in questi campi e che ha generosamente accettato di sottoporsi ad un’intervista per aiutarci a districarci meglio fra questi termini.


INDICE

Iniziamo col presentarti. Di cosa ti occupi esattamente?

Provo a dirla in breve: in pratica lavoro nell’ampio e vasto campo della psicologia digitale. Un nome che potrebbe dire tutto e nulla. Quindi, caliamolo sui progetti che seguo dentro Idego: Realtà Virtuale (RV) o Aumentata (RA) sia come nuovo media che come strumento. Ad esempio, per il trattamento di alcune problematiche psicologiche come la paura dell’areo o delle altezze.

L’altro ambito di cui mi occupo è l’Intelligenza Artificiale (IA). Nello specifico, di come strumenti che integrano delle IA possano aiutare nella gestione di disagi psicologici ed aumentare l’efficacia dei loro trattamenti. Ma anche nella prevenzione, come stiamo facendo all’interno del progetto europeo COADAPT.

Infine, ma non solo, anche di comunicazione mediata dal Computer. Ovvero – ad esempio – di come strumenti quali Skype, Zoom, ecc. permettano a noi psicologi di raggiungere molte persone e in che modo queste si adattano all’uso di tali piattaforme.
In realtà, la Psicologia Digitale coinvolge anche tutta una serie di altri aspetti, ma direi che già così è abbastanza!

Molti si confondono fra Realtà Virtuale (RV), Realtà Aumentata (RA) e Intelligenza Artificiale (IA). Ci spieghi bene cosa sono e in cosa differiscono fra loro?

Ottima domanda e per niente scontata.
Per realtà virtuale si intende quel tipo di ambiente, virtuale ovviamente, nel quale la persona viene “immersa” totalmente grazie, ad esempio, a dei visori come l’Oculus Quest 2 di Facebook. Sono dei visori che, grazie a delle lenti e dei pannelli particolari, ingannano il cervello e lo fanno letteralmente proiettare in una dimensione che ricrea uno spazio totalmente 3D con la percezione di profondità. Ambiente che può anche essere esplorato camminando veramente grazie all’uso di alcuni sensori di movimento.

Per realtà aumentata, invece, si intende una realtà virtuale non immersiva che sovrappone all’ambiente reale un contenuto digitale. Un esempio pratico sono gli HoloLens della Microsoft. Indossando questo speciale visore, vedo l’ambiente reale sul quale si aggiunge un contenuto digitale come, ad esempio, un cane che corre nella stanza. Quindi, sempre un contenuto virtuale, ma la persona non è totalmente immersa al suo interno.

Infine, l’Intelligenza Artificiale. Servirebbe un libro solo per questo ma, sintetizzando molto, diciamo che sono algoritmi matematici, molto complessi, che riescono a svolgere alcune funzioni simili a quelle del cervello umano, a volte anche in modo molto più efficace rispetto all’uomo stesso. Questi algoritmi possono anche apprendere dall’esperienza, aumentando così la loro intelligenza, appunto, e facendo quelle operazioni in modo ancora più veloce e via via con meno errori.

Che cosa c’entra la psicologia con questi temi?

Prima di diventare psicologo mi sono diplomato come perito elettronico e posso dire come, già alle superiori, la psicologia c’entrasse eccome!
Provando a semplificare direi che, secondo la mia esperienza personale, la psicologia c’entra ovunque. Nello specifico:

  • come know-how in grado di dare una spinta a tutti questi temi;
  • spiegando perché le persone usino oppure no certi strumenti tecnologici. Pensiamo ad esempio al perché le persone non abbiano scaricato ed usato la App IMMUNI;
  • un’altra considerazione, che porto spesso nei miei seminari: i modelli più frequenti di IA usati oggi sono stati pensati negli anni ’50 grazie a due personaggi, McCulloch e Pitts. Mc Culloch utilizzò anche i suoi studi in psicologia per elaborare quello che è riconosciuto come uno dei primi lavori sull’intelligenza artificiale;
  • infine, grazie a questi strumenti (Realtà Virtuale, Aumentata e Intelligenza Artificiale) possiamo incrementare l’efficacia degli interventi psicologici.

Ma questi sono solo alcuni degli esempi che mi vengono in mente.

Che cambiamenti stanno portando la Realtà Virtuale, Aumentata e l’Intelligenza Artificiale nella vita di tutti i giorni e nell’ambito lavorativo?

Incidono veramente su tutti i fronti, soprattutto se parliamo di IA.
Alcuni esempi:

  • nel mondo della finanza è da tanto tempo che oramai vengono impiegate per valutare l’andamento dei mercati;
  • nel settore dei trasporti vengono usate tantissimo per la previsione nella consegna delle merci (sia in ambito navale che su ruota) e per calcolare le rotte e il posizionamento dei pacchi;
  • in qualche caso sono usate anche nelle aule dei tribunali nei processi penali (anche se con pochi successi a dire il vero);
  • in ambito farmaceutico, alcune IA simulano il comportamento delle proteine e delle cellule per la creazione di nuovi e migliori farmaci.
  • parlando di Realtà Virtuale e Aumentata, vengono ampiamente usate soprattutto in ambito industriale e formativo. Sono infatti molto utili nell’incrementare la velocità di apprendimento di certi processi o nel poter studiare progetti come se fossero già realizzati;
  • negli ultimi smartphone, quasi tutti abbiamo una IA che ci aiuta a fare foto migliori;
  • infine, in ambito sanitario, aiutano i medici nelle sale operatorie per visualizzare informazioni cruciali come la visione di un organo o di una lesione come se fosse dal vivo. O, sempre in questo settore, per aiutare nell’apprendere tecniche operatorie senza correre rischi. E anche nelle simulazioni mediche per la creazione di nuovi e migliori farmaci.

In breve, sono tutte tecnologie che stanno aumentando l’efficienza e l’efficacia di alcuni processi in ambito lavorativo, medico e così via.

Credi che sarà ancora possibile, nel prossimo futuro, creare innovazione prescindendo da questi aspetti?

L’essere umano può innovare anche a prescindere da queste tecnologie.

Esse hanno però il merito di aver dato sicuramente un’accelerazione all’innovazione in generale su quasi tutti i campi. Sarebbe complesso non poter sfruttare questi strumenti per fare innovazione, ma non impossibile. Probabilmente sarebbe tutto o quasi estremamente più lento.

Quanto resta di umano nei lavori che si avvalgono di queste tecnologie?

La risposta è: dipende. Soprattutto dal tipo di tecnologie di cui stiamo parlando. Ci sono società di produzione di smartphone in Cina che in alcuni settori hanno rimpiazzato fino al 90% dei dipendenti con macchine gestite da IA.

Se parliamo di RV e RA, il fattore umano resta al 100%; anzi, acquista un valore operativo ancora maggiore.

Ma questo potrebbe valere anche se parliamo di IA.

Molti sostengono che l’intelligenza artificiale sostituirà l’uomo e creerà disoccupati. Altri, invece, ritengono che semplicemente eliminerà i lavori di fatica e lascerà libere le persone di svolgere lavori più creativi e meno ripetitivi. Tu cosa ne pensi? Migliorerà o peggiorerà le nostre vite?

Come ho scritto prima, ci sono situazioni nelle quali le IA “hanno creato disoccupati”. Però bisogna essere sinceri: non sono le IA a creare disoccupati, sono le scelte aziendali che creano disoccupati, com’è sempre stato.

Sicuramente possono facilitare alcuni lavori, soprattutto se le IA sono accoppiate a robot. Possono ridurre le criticità e aumentare la sicurezza nel mondo del lavoro.

Chi lavora in questi ambiti sostiene che fra quello che si vede nei film o si legge nei libri e lo stato attuale della tecnologia e le sue possibilità nel prossimo futuro ci sia molta differenza. Insomma, siamo ancora molto indietro, nei fatti. Tu cosa credi?

Si, è così. Spesso ciò che trasmette il cinema o la letteratura è qualcosa quasi alla Star Trek. Ovvero di sale ologrammi dove si può persino “toccare” gli oggetti virtuali o di IA come Data in grado di pensare, ragionare e provare emozioni esattamente come un essere umano.

In merito alla Realtà Virtuale sono stati fatti passi enormi. Basti pensare che oggi, grazie all’uso di un casco e due controller, posso camminare dentro uno scenario virtuale e posso interagire con gli elementi virtuali. Un’esperienza di cui non ci rendiamo conto fino a quando non la proviamo. Solo 3-4 anni fa, occorrevano un PC molto potente e diversi sensori da applicare nella stanza. Oggi, solo un casco e via e la qualità degli scenari è aumentata veramente tanto; ma non siamo comunque al livello di quanto si vede al cinema.

Riguardo alle IA siamo sicuramente molto molto lontani. Anche se ci sono dei laboratori dove hanno raggiunto dei risultati veramente elevati o società come Amazon che stanno via via affinando sempre più le loro IA.
Probabilmente grazie all’ingresso dei computer quantistici faremo un altro balzo in avanti ma per ora è tutta speculazione.

Ci può essere un rischio concreto, nel futuro, che questi aspetti ci sfuggano di mano?

Se l’intelligenza artificiale crea sistemi in grado di autoapprendere, questo può ipoteticamente portare tali sistemi ad essere molto più intelligenti dell’uomo e a rivoltarvisi contro? O lasciamo queste ipotesi alla fantascienza?

Premesso che mi piacciono molto i film stile Terminator dove, appunto, un computer finisce per spazzare via l’umanità, posso però affermare che non succederà mai qualcosa di simile.

Le IA di oggi sono molto più intelligenti degli esseri umani nello svolgere singole attività, ad esempio la guida autonoma. Ma, nel momento in cui una IA è chiamata a svolgere funzioni diverse da quelle per cui è stata programmata, crolla subito.

In ogni caso ad oggi, ogni sistema di IA è super controllato. Ciascun laboratorio o gruppo di ricerca ha un protocollo in grado di verificare via via cosa stia succedendo. Non tanto perché temiamo che possano trasformarsi in una sorta di Skynet ma perché possono fare degli errori o non rispondere in modo efficiente e non essere così appetibili commercialmente.

Quali sono gli aspetti più positivi di RV, RA e IA? E i più negativi?

Come aspetti più positivi direi:

  • sono tecnologie che hanno permesso di facilitare i processi di apprendimento (RV e RA);
  • possono simulare azioni in scenari ipotetici – e quindi meno rischiosi – come nel caso delle operazioni chirurgiche o in ambito psicologico. Aiutano quei pazienti con delle fobie specifiche, come quella di volare, a sperimentare e imparare a gestire paure che altrimenti sarebbero molto difficili logisticamente da affrontare;
  • le IA danno un aiuto concreto a compiere processi di calcolo in modo molto più veloce e, direi anche, sicuro. Nel caso delle auto Tesla a guida autonoma, le statistiche sembrano dimostrare come le auto guidate da una IA siano molto molto più sicure.

In merito agli aspetti negativi:

  • nel caso in cui tali tecnologie siano usate per scopi di sorveglianza e oppressione, sicuramente non in modo etico. Mi viene in mente la Cina dove vengono sfruttate delle IA per controllare il flusso di informazioni. Controllo che mi viene difficile pensare sia fatto per garantire la sicurezza delle persone;
  • quando le IA applicano algoritmi discriminanti. Ci sono casi in cui questo è successo. In pratica delle IA con bias tali per cui persone di etnie diverse, minoranze o di sesso femminile sono state in qualche modo discriminate. Ricevendo, ad esempio, condanne maggiori come nel caso di qualche tribunale in cui le IA erano state impiegate per facilitare il lavoro dei giudici.

Quali sono gli ostacoli e le difficoltà maggiori che incontri nel tuo lavoro?

Probabilmente l’alto livello di competizione. Inoltre, visto che  si parla di tecnologia, quello che è uscito 4-6 mesi fa è già obsoleto e questo richiede un quasi costante aggiornamento di competenze di tipo tecnico.
Sia i governi che le società stesse investono molti fondi e questo comporta ovviamente un livello di competitività elevato. Si parla di milioni o miliardi di euro investiti ogni anno nell’attività di ricerca e sviluppo.

Un ulteriore aspetto che può sembrare secondario, ma che per esperienza direi che è quasi il primo, è come la tecnologia viene usata. Sappiamo che certi strumenti sono effettivamente utili, ma poi come questi vengano utilizzati è tutta un’altra storia. Chiarisco meglio cosa intendo: spesso siamo portati a pensare che con la tecnologia X si risolveranno certi tipi di problemi, ad esempio le code alle Poste. Il punto è che le persone sono persone, ed ognuna ha una propria idea di come funzionano certe cose. Possono perciò trovare “complesso” aggiungere un qualcosa che a livello oggettivo le aiuterebbe, ma nel presente è un ulteriore step da aggiungere. E finiscono per fare le cose come le hanno sempre fatte.
Qui sta agli ingegneri e programmatori non solo “risolvere problemi” ma mettersi nei panni delle persone e immaginare come e se useranno quella tecnologia.
In tale campo vedo veramente bene lo sfruttamento del know-how accumulato dalla psicologia e dal design thinking.

Che consigli daresti a giovani che volessero impegnarsi in un lavoro come il tuo?

Da un punto di vista economico è palese che il mercato delle tecnologie è in costante crescita. Anche la Comunità Europea ci crede talmente tanto che ogni anno investe miliardi nel ramo delle IA come in altre tecnologie. Le società e le industrie richiedono persone che hanno competenze tech.

Dato per assodato che economicamente è conveniente, ciò che consiglio è di seguire la curiosità. Il saper anche passare da un settore all’altro e accumulare conoscenze e competenze multiprofessionali; e qui la curiosità può dare una bella spinta.

Sappiamo ad oggi che sono preferiti quei CV che in qualche modo hanno spaziato nei vari ambiti; se ho esperienze o conoscenze nel mondo tech, questo generalmente è un punto in più.

Un ulteriore aspetto è che le aziende si stanno accorgendo che non bastano le conoscenze puramente ingegneristiche (elettroniche o informatiche) ma anche umane, psicologiche, sociali.


Un grande grazie a Tommaso Ciulli per questa intervista che ci ha permesso di buttare uno sguardo veloce su questo mondo affascinante su cui ci stiamo affacciando. Se vuoi conoscerlo meglio, di seguito i suoi riferimenti:

Linkedin: https://www.linkedin.com/in/tommasociulli/

Facebook: https://www.facebook.com/psicologotommasociulli/

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