Come creare una startup benefit in ambito social: intervista ad Alessio Gianotti di Bigbag

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Come creare una startup benefit in ambito social: intervista ad Alessio Gianotti di Bigbag

Oggi torniamo con un’intervista ad uno startupper che ha avuto l’idea di coniugare valori e innovazione creando una startup benefit in ambito social. In un mondo sempre più popolato da fake news, hater e utenti usati come “galline dai dati d’oro”, un social che si pone in  direzione opposta. Una bella idea che spero sinceramente abbia un grande successo e possa porsi come nuovo riferimento per chi non vuole rinunciare ai social per informarsi, ma sapendo di trovarsi in un luogo sicuro.

E allora andiamo a vedere di cosa si tratta!

Inizia col presentarti. Chi sei e di cosa ti occupi?

Mi chiamo Alessio Gianotti, sono un Interior e Product Designer di Ivrea, cittadina poco distante da Torino conosciuta nel mondo per l’azienda Olivetti e per la caratteristica Battaglia delle Arance che si svolge ogni anno a Carnevale.
Tra una macchina da scrivere ed un’arancia ho lavorato nel mio ambito per diversi anni, quello della progettazione di prodotti e di interni, ma da diverso tempo ho deciso di concentrarmi al 100% sul social network Bigbag, prodotto della startup che ho lanciato, insieme ad altri due soci di Torino, a partire dall’ottobre del 2021.
Oltre ad essere l’ideatore e co-fondatore di Bigbag, ne sono anche l’amministratore, carica che per l’appunto richiede il massimo impiego di tempo e non lascia molto spazio ad altre attività professionali.

Di cosa si occupa, esattamente, Bigbag?

Bigbag è una startup benefit in ambito social. Il suo vero obiettivo, che coincide con la nostra mission, è quello di creare una controtendenza nel mondo dei social network, andando a contrastare, e ci auguriamo un giorno anche a risolvere, le grandi criticità dello scenario social attuale.
Mi riferisco nello specifico alle numerose fake news, al sempre crescente odio online, allo spreco di tempo che si impiega per trovare contenuti di interesse, ai cookie per scopi commerciali che sono il frutto del tracciamento delle nostre preferenze e attività in rete, alle vanity metrics che ormai hanno creato una visione distorta del mondo agli occhi delle nuove generazioni.
Per risolvere tutto ciò abbiamo infatti progettato un prodotto che si avvale esclusivamente di divulgatori ed esperti di settore per garantire qualità ed autenticità dei contenuti e che utilizza una moderazione a monte dei commenti da parte dei creator per evitare di innescare le classiche e ben note risse da tastiera.
Inoltre, grazie alla nostra innovativa struttura categorizzata delle aree tematiche, ogni utente si auto-colloca nei propri ambiti di interesse. In questo modo troverà subito contenuti in linea con le proprie passioni e, così facendo, la piattaforma non ha la necessità di tracciare i suoi comportamenti per scopi commerciali.
Infine, grazie alla nostra politica etica in qualità di società benefit, puntiamo sulle quality metrics (meritocrazia, qualità, autenticità, valore, rispetto…) e lavoriamo ogni giorno su questi temi. Ciò affinché le nuove leve di content creator, così come di utenti, si distacchino dalla visione banale e alterata del senso di successo. È il contenuto, e non l’apparenza, che conta.

Quando è nata l’idea di creare una startup in ambito social?

Ogni volta che racconto la storia di Bigbag, la parola d’ordine è “passione”. Vi spiego perché.

Inizio e stand-by

In realtà la prima volta che ho pronunciato il nome Bigbag era il lontano 2009, l’intento non era quello di creare un social network, bensì una rivista cartacea politematica che trattasse numerosi ambiti, dalla tecnologia alla musica, dalla cucina all’arte e così via. Questo progetto mi era stato proposto da un mio caro amico e compagno di liceo e, insieme ad un altro nostro conoscente che aveva contatti con una tipografia, avevamo deciso di creare questo magazine.
Al tempo, infatti, in Italia si usavano solo piattaforme come MySpace, MSN e Duepuntozero (mentre scrivo questi nomi sembra di fare una lezione sulla preistoria!). Facebook si stava facendo strada in Italia tra i PC dei laboratori universitari e degli uffici, ma il “fenomeno social” non era ancora esploso del tutto, per questo motivo avevamo optato per la soluzione materiale piuttosto che digitale.
Io studio all’università a Torino e questo mio amico a Milano, ci perdiamo un po’ di vista e il progetto naufraga lentamente, ma non del tutto: quel nome, Bigbag, mi era rimasto in mente e non voleva andarsene a nessun costo.

La ripresa del progetto e il nuovo abbandono

Amavo anche il concetto di una categorizzazione di contenuti suddivisi per aree tematiche e così, qualche anno più tardi, nel 2012, quando ormai Facebook si era diffuso a livello globale e si erano affermate anche altre piattaforme come Twitter e Instagram, decido di riprendere il progetto Bigbag e di convertirlo in chiave social network. Il motivo? Ho coniugato la mia preparazione accademica incentrata sulla progettazione, sebbene in un campo completamente differente da quello informatico, all’insoddisfazione di utente social. I social citati, infatti, non mi facevano per niente impazzire, così mi son detto “voglio creare un social tutto mio, come piace a me!”. Creo così la struttura del prodotto, l’interfaccia grafica, le presentazioni per raccontarlo ad altre persone e poi…e poi lo abbandono di nuovo!
Il fatto che fossi uno studente universitario comportava diverse responsabilità, dal seguire le lezioni a svolgere gli esami fino a preparare le tesi di laurea.

La nuova (e definitiva) ripartenza del progetto

Dopo le due lauree in Disegno Industriale e Ecodesign al Politecnico di Torino (e un breve tirocinio ad Alba in Ferrero tra Rocher e ovetti Kinder), decido di partire per l’Inghilterra, direzione Londra.
Ho vissuto in UK esattamente un anno ed una volta che avevo già deciso di tornare in patria, ho voluto riprendere in mano il progetto Bigbag. Per prima cosa, mi servivano sviluppatori informatici.
Per questo motivo, una volta tornato in Italia, entrai in contatto con il Dipartimento di Informatica di Unito e iniziai ad incontrare alcuni studenti che si dichiaravano interessati al progetto. Ho capito solo più tardi che loro, come me qualche anno prima, avevano gli stessi impegni accademici, così ho dovuto trovare una soluzione alternativa.
Ho iniziato perciò ad entrare in contatto con aziende del settore e a muovere i primi passi in quello che era il mondo startup. Dopo vari cambi di partner tecnologici dovuti anche alla pandemia di Covid-19, la startup viene finalmente costituita il 12 ottobre 2021. Bigbag si è così evoluta sia a livello di prodotto che dal punto di vista aziendale; da un’idea era finalmente passata ad essere una startup a tutti gli effetti. Come potete vedere, questa è passione!

Come hai creato il team di lavoro?

Essendo io all’inizio da solo in questa avventura ho dovuto trovare i vari tasselli del puzzle. Alcuni di loro sono arrivati ed andati via, altri rimasti fin dal primo giorno e continuano ad affiancarmi in quella che ormai è diventata la missione della mia vita professionale.
Il mio primo socio, Paolo Canton, l’ho trovato grazie ad una ricerca su Linkedin (mi serviva qualcuno esperto in business development e marketing). Successivamente lui mi ha presentato Lorenzo Rando, il quale è diventato il terzo socio definitivo della startup, in quanto il più esperto in questo campo.
Altri membri del team si sono proposti spontaneamente; in altri casi, invece, abbiamo dovuto trovarli uno ad uno, anche grazie ad annunci di lavoro.
Ad oggi siamo circa 15 membri all’interno della startup, ognuno per la propria area di competenza, ma siamo sempre aperti a nuovi ingressi in società, vogliamo crescere ad aumentare i volumi di coinvolgimento, così come accrescere le attività e i servizi da fornire verso l’esterno.

E come mai hai pensato ad una società benefit? Quali sono i valori a cui puntate?

Dal momento che Bigbag si pone come un social network più sano, genuino ed autentico di quelli presenti sullo scenario social attuale, non potevamo che portare questi principi e valori direttamente all’interno del DNA della startup.
Ci siamo infatti costituiti come startup innovativa ma anche come società benefit, questo perché intendiamo generare un impatto positivo su più fronti. A livello culturale grazie alla nostra piattaforma social, valorizzando e diffondendo la cultura e la conoscenza su molteplici aree tematiche. A livello socio-economico sostenendo attività sociali e ad impatto ma anche generando nuovi posti di lavoro. E, infine, ultimo ma non per importanza, a livello ambientale promuovendo campagne di sensibilizzazione ed iniziative ecosostenibili.

Con Bigbag facciamo anche parte di una vasta community di imprese profit, no profit, associazioni, fondazioni e startup chiamata Walls Down (progetto di origine eporediese, proprio come me, ma ormai dalla copertura nazionale). L’obiettivo di questa community è quello di creare un nuovo modello di fare impresa, generando un impatto positivo verso i territori e tutti gli attori che ne fanno parte.

È complesso dare spazio agli aspetti etici ed umani in un ambito digitale e innovativo, secondo te?

Non credo ci siano (e ci debbano mai essere) limitazioni circa la diffusione dell’etica in alcun settore. Ogni area può e deve accogliere aspetti etici ed umani al proprio interno, sia che si tratti di un ambito digitale che di diversa natura.
Se ci sono casi in cui questi aspetti non vengono coniugati con la vita dell’azienda, allora significa che non vi è alcun interesse di base nel farlo.
Certo, alcuni ambiti si prestano maggiormente a questa pratica, ma questo non significa che non la si possa mettere in atto anche in situazioni completamente differenti. Bigbag, sebbene nel suo piccolo, ne è la dimostrazione.

Se ci sono, quali sono le difficoltà principali a coniugare valori e innovazione?

In un caso sembra quasi di parlare di passato, nell’altro, invece, di futuro. Non è semplice amalgamare due aspetti all’apparenza divergenti, ma non impossibile.
Se parliamo di valori ci vengono subito alla mente i pilastri del saper vivere correttamente, del rispetto, del progresso sano, del senso di comunità. Se invece pensiamo alla parola “innovazione” è inevitabile guardare avanti: innovare significa mettere sul piatto un valore aggiunto, un cambio di rotta, una spaccatura con tutto ciò che ci ha preceduto, progredire.
La difficoltà maggiore, al giorno d’oggi, nel tentare di coniugare valori ed innovazione credo sia di risultare incompresi. La maggioranza delle realtà imprenditoriali, mira più al fatturato e all’immagine piuttosto che a far valere determinati valori, dentro e fuori la propria azienda.
Come detto, i due aspetti non si devono respingere per forza, anzi, credo fermamente che l’innovazione fondata su sani principi sia la via migliore da perseguire.
Sarò di parte in quanto eporediese, ma già Olivetti il secolo scorso aveva basato l’innovazione su principi limpidi e genuini, su valori di benessere e di comunità.
Perché non possiamo farlo tutti?

Quanto tempo ci è voluto prima del lancio?

Come detto in precedenza, il percorso è stato difficile e ricco di insidie, così come lo è tuttora. D’altronde, ogni fase ha le proprie criticità.
Il percorso che ha portato l’idea ad essere un prodotto reale è stato stimolante, stancante ma soprattutto utile e formativo: tante persone che entrano nella tua vita e poi spariscono dai radar, tanti incontri di persona e da remoto, tonnellate di email, tanto entusiasmo ma anche tanto sconforto in alcuni frangenti, ore incalcolabili al PC e quaderni pieni di schemi e disegni, agende piene di impegni, tante porte sbattute in faccia ma anche segnali positivi e tanti piccoli step fatti un gradino dopo l’altro.
Da quando la startup è stata costituita, nell’ottobre del 2021, a quando abbiamo lanciato il prodotto sul mercato, nel maggio 2023, è trascorso circa un anno e mezzo. In questi mesi abbiamo trovato il nostro partner definitivo (SocialCities), e insieme a questa giovane azienda abbiamo rivisto il progetto da capo, punto per punto, realizzando prima una Proof of Concept, poi una versione Beta. E, infine, una prima versione ufficiale, che è attualmente disponibile in forma totalmente gratuita sui principali app store.

Quali sono le difficoltà pratiche più grandi che si incontrano nel creare una startup?

Tra le tante difficoltà che si sono presentate nel corso del tempo alcune sono state, e lo sono tuttora durante la crescita della startup, particolarmente ostiche.
Mi riferisco nello specifico a due aspetti. Il primo è sicuramente saper vendere la propria idea, sia che si tratti di convincere altre persone a salire a bordo del tuo team che sponsor e partner ad affiancare il tuo percorso. Bisogna sapersi vendere al meglio, ogni singola volta, comprendendo quali possano essere gli eventuali errori e risolverli per le future attività in modo da risultare sempre più convincenti.
La seconda problematica, e forse la più concreta di tutte, è quella di trovare capitali. Sembra banale e scontata come cosa, ma nell’ecosistema startup, soprattutto se con riferimento a quello italiano, stiamo parlando di un’attività molto ardua da portare avanti.
Ci sono molte startup che vengono finanziate e su cui si investono molti fondi, ma nell’economia generale di questo settore, siamo ancora molto indietro rispetto ad altri Paesi europei e manco a dirlo, agli Stati Uniti.

E quelle emotive/psicologiche?

Anche nella sfera emotiva ci sono state, ci sono e sicuramente ci saranno anche in futuro molte difficoltà. L’importante è non lasciarsi scoraggiare, prendere sotto braccio la propria mission e continuare un passo dopo l’altro verso i propri obiettivi.
La vita in generale, non solo il mondo startup, è colmo di imprevisti, brutte sorprese e cattive notizie, ma questo non significa che dietro l’angolo non possano esserci anche splendide novità, piccoli e grandi successi. È essenziale saper accogliere e sfruttare le difficoltà in maniera utile e formativa, ovvero non considerarle un muro invalicabile, una barriera che ci impedisce di progredire, quanto piuttosto delle opportunità di crescita che, mettendoci alla prova, sapranno tirare fuori il meglio di noi stessi.
I momenti di sconforto ci sono, come è giusto che sia, ma il minuto successivo bisogna rialzarsi e trovare delle soluzioni per risolvere i problemi. Questo è fare startup.

Hai definito degli obiettivi specifici da raggiungere sia nel breve che medio lungo termine?

Certamente. Capire e sapere in quale direzione si vuole procedere è essenziale, bisogna avere una chiara visione del proprio futuro.
Esistono vari livelli di obiettivi ed ognuno di essi è di natura differente. Ci sono obiettivi quotidiani/settimanali a breve termine oppure stagionali/annuali a medio e lungo termine.
In casa Bigbag li abbiamo entrambi, ossia ci siamo prefissati di raggiungere traguardi di continuità nelle nostre attività giornaliere ma con un fine che guarda ovviamente al futuro e ad obiettivi a medio-lungo termine.
L’obiettivo primario è senz’altro quello di diffondere la nostra piattaforma su territorio italiano, per poi esportare il modello anche al di fuori dei confini nazionali.
Il nostro prodotto, trattandosi di un’applicazione gratuita scaricabile via smartphone, è altamente scalabile e replicabile in ogni luogo. Per raggiungere questo scopo è necessario però eseguire numerose attività quotidiane, dal creare una struttura societaria solida ed affiatata al generare profitto e diventare così economicamente indipendenti a livello aziendale, ma anche accrescere la community di appassionati che ci segue quotidianamente e molto altro ancora. Questi sono solo alcuni degli obiettivi primari per raggiungere quelli più grandi in futuro.

Che consigli daresti ad una persona che vuole realizzare un suo progetto e creare una startup?

Credo che i consigli possano essere utili in molti frangenti, ma ogni startup è una situazione a sé, quindi non tutte le regole valgono per ogni casistica.
Ci possono essere certamente degli accorgimenti di base da rispettare. Ad esempio, farsi affiancare da persone affiatate e di valore; essere perseveranti e non farsi abbattere dai periodi bui che immancabilmente giungeranno; tenere sempre a mente il proprio obiettivo e lavorare duramente ogni giorno per raggiungerlo. Ma anche essere creativi, propositivi e intraprendenti, avere le giuste attenzioni nei confronti dei membri del proprio team o, ancora, essere responsabili con le finanze della società e riconoscere le opportunità che ci passano davanti agli occhi e saperle coglierle al volo. Insomma, ci sarebbe da scrivere un libro sui tanti consigli utili per creare una startup, ma credo che ognuno debba trovare dentro sé stesso la propria via e con l’aiuto di persone affini (e perché no, anche con un pizzico di fortuna), raggiungere i traguardi prefissati.

Cosa consiglieresti a questa persona se avesse una competenza specifica ma gli mancassero altre conoscenze necessarie per realizzare il suo progetto? Come potrebbe trovare dei soci validi?

Al giorno d’oggi ci sono tantissime realtà online ma anche in presenza che permettono di raggiungere questo obiettivo.
Ormai lo scenario delle startup si è evoluto enormemente rispetto a qualche anno fa, sebbene con volumi ancora bassi in Italia paragonandoli con quelli di altri Paesi. Ma nell’ultimo periodo le opportunità si sono moltiplicate di giorno in giorno.

Il mio consiglio sarebbe quello di cercare di coinvolgere persone che già si conoscono nella vita di tutti i giorni. Questo perché c’è già un rapporto di fiducia reciproco che è alla base di ogni team di soci (ma si metta in preventivo il rischio di poter minare un saldo rapporto o una stretta amicizia, purtroppo accade anche questo a volte).
Bisogna anche utilizzare tanto olio di gomito e darsi da fare per trovare le persone giuste: come avevo descritto ad inizio intervista, il mio percorso di ricerca soci e collaboratori è andato in più direzioni e sfruttando diversi metodi. È necessario guardarsi bene attorno e valutare ogni opportunità possibile senza, ovviamente, perdersi mai d’animo.

Quali saranno le prossime novità?

Hanno a che fare con la ricerca di abilità specifiche complementari di cui parlavamo prima. Con Bigbag entro la fine del 2023 lanceremo un nuovo prodotto che permetterà sia ad aziende che a privati di poter trovare proprio i servizi e le competenze di cui necessitano. Questo sarà possibile valorizzando le conoscenze e le esperienze dei membri del nostro team (dal creare un sito web allo sviluppo di un’app, dallo stilare un business plan ad imparare a comunicare online ecc…) ma anche del nostro parco divulgatori, una community di professionisti ed esperti di settore che saranno al servizio di chi vuole mettersi in gioco in questo ambiente stimolante e in continua evoluzione.


Ringrazio molto Alessio Gianotti per questa intervista e per averci raccontato in dettaglio il suo percorso e i valori che lo accompagnano. Un augurio di grande successo e di portare finalmente competenza, serietà e privacy all’interno del mondo social!

Se vuoi conoscere di più su Alessio e la sua startup, ecco tutti i riferimenti:

Alessio Gianotti di Bigbag

App store (iOS e Android): Bigbag

Sito web: www.bigbag-web.com

Email: info@bigbag-web.com

Instagram: bigbag_social

Linkedin: Bigbag Web – Società Benefit

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