
Se ti dicessi che le persone creative vedono le cose in modo diverso, probabilmente non ti stupiresti. Anzi, lo daresti per scontato. Certo, è un modo di dire. Chi ha maggiore apertura mentale tende a scoprire nessi e correlazioni là dove gli altri ritrovano sempre i soliti significati.
Tuttavia, una ricerca ci mostra (è proprio il caso di dirlo) come questa non sia solo una metafora per spiegare come la “visione” astratta delle cose e dei loro legami possa essere più ampia in qualcuno rispetto ad altri. È, invece, anche un modo molto concreto di definire i creativi: vedono veramente – letteralmente – le cose in modo diverso.
D’altra parte, anche nelle ricerche psicologiche, per testare la creatività, solitamente si svolgono dei test che utilizzano compiti di pensiero divergenti. Questi richiedono di generare il maggior numero possibile di usi per oggetti banali, come una graffetta o un cestino. Coloro che possono vedere numerosi e diversi usi per tali oggetti (ad esempio, un sedile per bimbi in un cestino rivoltato) sono considerati più creativi di quelli che possono pensare solo a pochi usi comuni (ad esempio, per buttare vecchi documenti).
Creatività e apertura all’esperienza
Fra i nostri tratti di personalità, il più direttamente legato alla creatività sembra essere quello denominato “apertura all’esperienza”, o “apertura”. Questo è uno dei cinque aspetti indagati dal “Big Five”, insieme a estroversione-introversione, gradevolezza-sgradevolezza, coscienziosità-negligenza, nevroticismo-stabilità emotiva. Il tratto apertura mentale/intelletto è caratterizzato da fantasia, sensibilità estetica, attenzione ai sentimenti interiori, preferenza per la varietà e la curiosità intellettuale.
Infatti, in queste persone si rileva una forte spinta per l’esplorazione sia del proprio mondo interiore che di quello esteriore. Oltre a questa maggiore motivazione, si aggiunge un desiderio di esplorare le cose sotto diverse angolazioni.
Quello che finora ci era chiaro da un punto di vista cognitivo, sembra riflettersi anche nella dimensione visiva. La capacità di percepire le cose in maniera diversa non giace solo nella mente, ma anche nel cervello, esattamente nella sua porzione visiva.
Creatività e rivalità binoculare
In questa ricerca si è quindi indagato il fenomeno della rivalità binoculare mettendolo in correlazione con la creatività. La rivalità binoculare si ottiene quando due diverse immagini sono presentate contemporaneamente a ciascun occhio. In tali situazioni, solitamente le immagini sono viste in modo alternato, perché i due differenti stimoli entrano in competizione fra loro.
Talvolta, tuttavia, capita che qualcuno riesca a scorgere una sorta di immagine univoca, derivante dalla fusione delle due presentate ai differenti occhi, quasi come se avesse trovato una soluzione creativa al dilemma presentato.
Partendo da questa riflessione, gli autori dello studio hanno cercato di indagare se, in qualche modo, questa tendenza fosse più presente nelle persone creative. E i risultati hanno dato loro ragione; pare, infatti, che chi è più mentalmente aperto tenda a vedere le immagini fuse per periodi più lunghi rispetto agli altri. Non solo; è stato indagato anche l’effetto di uno stato d’animo positivo su questo tipo di visione.
Di fatto, l’esperimento dimostra come le persone con un tratto di “apertura” possano avere anche una visione oculare differente dalla media, almeno nella percezione visiva di base.
Vedere quello che gli altri non vedono
Non solo chi è più creativo tende ad avere una percezione di base diversa, ma riesce spesso anche a vedere ciò che sfugge agli altri.
Prima di raccontarti la seguente storia e “spoilerartela”, ti faccio fare un gioco (se non ti interessa metterti alla prova, prosegui più sotto). Guarda questo video (in inglese) e segui le istruzioni.
FATTO?
Ti sei accorto/a del gorilla che entra nel campo? Già…
Questo famoso esperimento dimostra la tendenza di molte persone ad ignorare stimoli visivi anche importanti quando sono concentrati su una scena specifica.
Se non hai provato anche tu l’esperimento, ti spiego meglio: lo studio era rappresentato da un video mostrato ad alcune persone in cui erano presenti due squadre di pallacanestro che si passavano la palla; si chiedeva loro di contare il numero totale di passaggi di palla da parte della squadra vestita di bianco. Questo, evidentemente, impegnava le persone nel seguire la scena e contare. Durante la proiezione, si vedeva una persona vestita da gorilla passare nel bel mezzo della stanza, battersi il petto, ed uscire. Il tutto con assoluta calma. Ecco, per quanto possa apparire incredibile, ben la metà delle persone sembrava non avere minimamente notato questo animale peloso che nulla c’entrava con la scena. In loro, sembrava azionarsi quella che viene chiamata “cecità attenzionale”.
Ma cosa permetteva ad alcuni di notarlo e ad altri di ignorarlo totalmente? In uno studio del 2015 si dimostrava come la cecità attenzionale fosse correlata alla personalità; nello specifico, al tratto di apertura in correlazione inversa. Quanto più si era aperti, quanto più facilmente si vedeva il gorilla e viceversa.
Anche questo a dimostrazione del fatto che le persone aperte tendono a scorgere ciò che sfugge agli altri.
La Ricerca
Lo studio di cui parliamo in questo articolo voleva quindi indagare se la cognizione inclusiva che caratterizza le persone dalla mentalità più aperta potesse estendersi anche alla percezione visiva di base. In pratica, si voleva capire se le persone più curiose, creative, ben disposte verso le diverse possibilità che presenta il mondo combinino le informazioni in modo più flessibile anche all’interno del cervello, ai livelli più bassi di elaborazione percettiva.
Questo perché recenti ricerche avevano dimostrato che differenze stabili nella personalità rispecchiavano diversità nelle proprietà strutturali e funzionali del cervello. Si è voluto capire, quindi, se esistessero relazioni simili tra la personalità e l’elaborazione percettiva visiva usando la tecnica della rivalità binoculare.
L’apertura mentale e la flessibilità nella visione
Diversi studi precedenti avevano suggerito che le persone aperte sperimentano le cose in modo diverso: ad esempio, come si diceva, hanno prestazioni migliori su compiti di pensiero divergenti in cui è richiesto di identificare molteplici usi diversi per oggetti ordinari. Per tali soggetti, questo sembra avvenire senza sforzo, suggerendo un modo maggiormente flessibile di combinare le informazioni, probabilmente anche a bassi livelli di elaborazione percettiva.
Le persone con alto livello di questo tratto, poi, mostrano anche riduzioni dell’inibizione latente. In pratica, quando uno stimolo viene ripetuto e diventa familiare, inconsciamente tendiamo ad ignorarlo se l’esperienza ha dimostrato essere irrilevante per le nostre necessità.
È un modo, per il nostro cervello, di ridurre lo sforzo, vista la mole immensa di stimoli a cui è continuamente sottoposto; di fatto, se qualcosa non gli pare importante, lo elimina dalla coscienza.
Nelle persone con tratto di apertura, invece, questa forma di inibizione si dimostra più flessibile. Vi è, perciò, una continua elaborazione di elementi da cui l’individuo medio si è invece disimpegnato; in loro, l’attenzione non viene meno neanche di fronte ad aspetti già noti.
Ciò significa che gli individui creativi restano più in contatto con le informazioni extra che fluiscono costantemente dall’ambiente e ne possono, quindi, fare un uso quando necessario. Da uno studio di Peterson, Carson e Higgins su diversi studenti di Harvard, emergeva che chi era particolarmente creativo aveva una possibilità sette volte superiore di presentare bassi punteggi di inibizione latente.
Le ipotesi della ricerca
Nella rivalità binoculare, come si diceva, vengono presentati due stimoli diversi all’occhio sinistro e a quello destro. Di fronte a queste informazioni visive incompatibili, gli osservatori in genere segnalano l’alternanza tra questi due elementi presentati continuamente ogni pochi secondi. Tuttavia, qualche volta può presentarsi un’esperienza chiamata “percezione mista”. In questi casi, i due stimoli appaiono fusi in uno.
Nonostante i processi alla base della percezione mista rimangono poco chiari, una sua caratteristica interessante è che mostra variabilità tra le persone, ma stabilità all’interno della persona nel tempo. Questo suggerisce una possibile relazione con la personalità.
La ricerca ipotizzava, quindi, che la suscettibilità all’esperienza di percezione mista potesse essere correlata all’apertura. Poiché essa riflette la tendenza a esplorare attivamente le informazioni e ad impegnarsi con possibilità complesse, le persone con un alto livello di questo tratto possono anche avere maggiori probabilità di sperimentare soluzioni creative agli stimoli di rivalità incompatibili fra loro. In più, la loro tendenza ad una minore inibizione latente può portare ad impedire la completa soppressione di entrambi i percetti.
L’idea di fondo della ricerca è che, se l’apertura predice davvero la percezione mista, potrebbe rappresentare la prima prova empirica che le persone aperte possono avere esperienze visive concretamente diverse dall’individuo medio.
Gli esperimenti
Sono stati condotti quindi due esperimenti per indagare questa ipotesi. Nel primo, si sono sottoposti i soggetti ad un semplice compito di rivalità binoculare (reticoli ortogonali rossi e verdi alternati ai diversi occhi) e somministrato la Big Five Aspects Scales che include una misura di apertura/intelletto per indagare se la rivalità e il tratto di personalità fossero collegati.
Nel secondo studio si è invece indotto un umore positivo per capire se le differenze nella propria esperienza percettiva possono essere influenzate non solo da fattori stabili (personalità) ma anche da stati transitori (umore).
Secondo l’ipotesi, la condizione dell’umore positivo avrebbe potuto agire soprattutto nelle persone aperte. Ciò avrebbe aumentato l’impatto dell’apertura sull’elaborazione percettiva, portando a una maggiore probabilità di sperimentare la percezione mista nelle persone aperte.
Il primo esperimento
I partecipanti al primo studio sono stati 123 studenti dell’Università di Melbourne.
I bersagli rivali erano reticoli verdi e rossi fissi, all’interno di una cornice circolare. I partecipanti sono stati istruiti a riferire continuamente ciò che stavano vivendo tramite la pressione di un tasto (freccia sinistra o destra a seconda del colore di reticolo che vedevano). I partecipanti sono stati anche istruiti a segnalare la presenza di eventuali percezioni miste (tempo in cui i due stimoli apparivano come una griglia o una combinazione patchwork delle due percezioni) tenendo premuti contemporaneamente i due tasti.
La percezione mista è risultata positivamente correlata con il tratto apertura/intelletto e l’extraversione, e negativamente correlata con il nevroticismo.
Il secondo esperimento
Nel secondo esperimento è stato reclutato un terzo campione composto da 91 studenti dell’Università di Melbourne. Ogni soggetto è stato assegnato in modo casuale a una delle tre condizioni sperimentali: “neutro”, “piacevole” e “appetitivo”.
Il compito consisteva nella presentazione computerizzata di brevi vignette con musica di accompagnamento ed è stato utilizzato per indurre stati d’animo. Ogni vignetta (3 per condizione) descriveva uno scenario diverso. Gli scenari nella condizione “piacevole” implicavano descrizioni vivide di immagini esteticamente gradevoli (ad esempio: “Stai camminando pacificamente attraverso una foresta tranquilla e pittoresca”). La prima condizione di controllo mostrava invece tre scenari neutri che descrivevano situazioni banali quotidiane come: “Stai mettendo via alcune cose in cucina in un pomeriggio del fine settimana”. Nella seconda condizione di controllo, tre scenari appetitivi descrivevano eventi positivi e gratificanti che non avevano caratteristiche estetiche o percettive salienti. Ad esempio: “Acquisti un biglietto della lotteria e vinci $ 10.000 all’istante”. Ai partecipanti è stato chiesto di immaginare come si sarebbero sentiti e cosa avrebbero pensato in ogni diverso scenario.
Ci si aspettava che la condizione “piacevole” suscitasse uno stato d’animo positivo ma rilassato, mentre la condizione “appetitivo” suscitasse uno stato d’animo positivo attivato, eccitato.
I partecipanti hanno prima completato una misura di base dello stato affettivo. Successivamente sono stati sottoposti alla procedura di induzione dell’umore a cui erano stati assegnati. Alla fine dell’induzione dell’umore i partecipanti hanno riempito lo stato affettivo post-induzione dell’umore, prima di eseguire il compito di rivalità binoculare.
Dai test, è risultato un effetto significativo della condizione dell’umore sulla percentuale di percezione mista.
Conclusioni
L’apertura all’esperienza è stata a lungo associata a una cognizione inclusiva e alla creatività. Gli studi hanno anche dimostrato che le persone aperte interagiscono in modo flessibile con l’ambiente elaborando stimoli che gli altri tendono a ignorare.
Lo studio presentato mostra ora che questa flessibilità si estende all’esperienza percettiva visiva di base, di basso livello. Le persone aperte sono spesso descritte come capaci di cogliere più opportunità quando vengono in contatto con oggetti familiari; questa ricerca ci fornisce la prima prova che possono letteralmente anche vedere più possibilità, in quanto identificano modi più flessibili di combinare le informazioni all’interno di stimoli visivi di base.
C’è poi un altro esito interessante. Gli autori ipotizzano che i potenziali meccanismi sottostanti collegati con la percezione mista e il tratto apertura/intelletto abbiano basi neurochimiche comuni. Per esempio, il tratto apertura/intelletto è stato collegato sia con la dopamina che con la serotonina. Allo stesso modo, la rivalità binoculare è stata collegata con un certo numero di neurotrasmettitori, tra cui la serotonina, noradrenalina e GABA.
Inoltre, uno studio recente ha scoperto che la somministrazione acuta di alcol porta ad un aumento della percezione mista. Anche la psilocibina, un composto allucinogeno strutturalmente simile alla serotonina, ha dimostrato di aumentare i casi di percezione mista e ha effetti duraturi sull’apertura dei tratti.
Partendo da questi dati, gli autori suggeriscono che potenzialmente, essere molto al di sopra della media nel tratto di apertura mentale possa essere paragonabile ad una manipolazione farmacologica diretta rispetto all’esperienza della percezione mista.
I ricercatori si augurano, quindi, che studi futuri possano chiarire i processi alla base sia della rivalità binoculare che dell’apertura all’esperienza.
Data l’apparente somiglianza tra le caratteristiche cognitive superiori dell’apertura (ad esempio, il pensiero divergente) e le caratteristiche di livello inferiore rivelate nella presente ricerca (ad esempio, percezione mista), è infatti possibile che siano coinvolti processi neurali comuni.
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