Cos’è Clubhouse e qual è il suo modello di business

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Fai finta di essere invitato ad un grande convegno internazionale dove ci sono migliaia di stanze in cui si parla di infiniti argomenti. Tu puoi gironzolare liberamente e gratuitamente, accedendo solo alle conversazioni che ti interessano senza timore di essere disturbato. Puoi scegliere se origliare qua e là o seguire tutta la discussione. Se intervenire direttamente e dire la tua o startene in disparte. Decidere se chiacchierare con i tuoi pari o ascoltare e conversare con personaggi importanti.

Ti piacerebbe? Ecco, questa è Clubhouse.

Cos’è Clubhouse

Tutti ne parlano e tutti vogliono entrarci. Questa nuova app di solo audio porta alcune novità nell’universo dei social network e il mondo inizia a considerarla la principale concorrente di Facebook, Instagram o Twitter.
Un social che si caratterizza per ospitare eventi con il solo ausilio dell’audio, niente testi né immagini. Una sorta di incrocio fra podcast e radio, ma con la parte social grazie alla possibilità di intervenire e commentare in diretta. O di creare direttamente il tuo evento, scegliendo tu a chi dare la parola.
Se sei solo curioso, ma non ti piace mostrarti, puoi invece girovagare per le varie “stanze” ascoltando qua e là e nessuno ti chiederà nulla.

Come funziona

Clubhouse non è per tutti. Almeno ora che è in fase di sperimentazione.
Il suo accesso è consentito solo ai possessori di un Iphone e solo su invito. La app è stata sviluppata solo con Ios non per snobismo, ma perché i possessori del melafonino sono meno; quindi, rappresenta un ambiente più semplice per la sperimentazione.
Chiunque la può scaricare, ma non puoi registrarti a meno che tu non riceva un invito da qualcuno che conosci.
A ogni nuovo utente viene assegnata la possibilità, a sua volta, di fare un invito dopo la registrazione, numero che può crescere successivamente, in base all’attività sull’app. 

Attenzione, però: ciascuno è responsabile di chi invita. Per questo è fondamentale chiamare solo persone sensate che non ci rovinino pubblicamente la reputazione (ciascuno ha ben visibile da chi è stato fatto entrare).
È il principio che ha aiutato finora a controllare gli iscritti, account falsi e troll; anche se, devo dire, mano a mano che si allarga la platea e aumenta il desiderio di inserirsi, vedo inviti dati anche a persone non direttamente conosciute.

Scarsità e F.O.M.O

In ogni caso, questa forma di accesso la rende un po’ esclusiva e aiuta a giocare molto sulla “scarsità”, una delle regole base del marketing, così come sulla F.O.M.O. (fear of missing out), la nuova ansia creata dai social.
A loro volta incrementati dall’impossibilità di riascoltare le conversazioni: o ci sei mentre avvengono o le hai perse per sempre.
Se solo in pochi possono averla e rischio di rimanere tagliato fuori dagli avvenimenti più cool in circolazione, la voglio a tutti i costi.
Per ridurre un po’ l’ansia, si elargisce gentilmente anche la concessione di provare ad entrarci (ma sempre e solo se hai un Iphone) mettendoti in fila e aspettando che qualche generoso amico o conoscente, che è già dentro, ti conceda il lusso di aprirti la porta.

Cosa fare in Clubhouse

 E una volta entrati, cosa succede di tanto straordinario da non poterselo perdere? Puoi ascoltare e partecipare a conversazioni su diversi temi. Ma puoi creare anche tu una stanza virtuale di discussione a cui parteciperà chi sarà interessato all’argomento.
E se sei il moderatore di una stanza, puoi avere dei co-moderatori, dare la parola a chi vuole parlare, ma anche decidere di disattivare la possibilità di contribuire da parte di tutti. Insomma, puoi scegliere tu la libertà d’interazione.
E puoi anche seguire qualcuno e ricevere le notifiche push.
Puoi, infine, creare e partecipare ai club, cioè gruppi più piccoli con temi specifici dove interagire con conversazioni personalizzate.

Questa app sta veramente spopolando, se ne parla continuamente. E la cosa paradossale è che se ne parla anche dentro la app: si entra in Clubhouse per parlare di Clubhouse.
Che cosa la rende così affascinante? Su quale modello di business innovativo si sono orientati per riuscire ad attirare tanta attenzione? E come procederanno per mantenerla e incrementarla? Proviamo a vedere insieme.

Il modello di business di Clubhouse

Cerchiamo di capire quale sia il modello realizzato, seguendo l’organizzazione di un business model canvas che ho spiegato in questo articolo ospitato su news.srl.
Naturalmente, nel momento in cui scrivo, aprile 2021, tutto è in divenire e potrebbe cambiare molto a breve.

Proposta di valore

Cosa offre al cliente, quali sono i vantaggi che lo distinguono dai competitor? Quale il bisogno del clienti che soddisfa?
Innanzitutto, è uno spazio di conversazione libera su innumerevoli temi, quindi potenzialmente offre un apprendimento illimitato. Niente video, che per alcuni sono un fastidio, perché in certi casi ti obbligano alla visibilità; e, comunque, ti limitano la fruibilità. In Clubhouse, invece, come in un podcast, puoi ascoltare, partecipando liberamente in qualsiasi momento e situazione ti trovi. Ma con in più la possibilità di interagire che un podcast e un video non ti offrono.

E in questa opportunità non ha un peso secondario il fatto che tu possa relazionarti, potenzialmente, anche con personaggi più o meno conosciuti, dialogare direttamente con loro. Una sorta di democratizzazione che altre soluzioni non ti permettono affatto.
Con in aggiunta la tranquillità (ma non so quanto durerà) di un certo controllo sull’utenza. Essendo ad inviti personali, il rischio di trovarsi in mezzo a troll si riduce fortemente.
Non dimentichiamo che questi personaggi amano attaccare e polemizzare dietro alla tranquillità dell’anonimato o, comunque, di un’interazione a distanza. Cosa che l’audio e l’identificazione chiara della persona e di chi l’ha invitato su Clubhouse non permette.

È inoltre una piattaforma che ti consente di fare un’opera molto potente di networking (se la sai gestire bene), mettendoti in contatto con parecchie persone e avendo la possibilità di mostrare in modo diretto la tua competenza e i tuoi argomenti.
Ricordiamoci poi che, da un punto di vista emotivo, l’uso della voce aumenta il senso di intimità e condivisione, rispetto a quello della sola tastiera; tanto più se puoi anche interagire.

Partner chiave

Naturalmente, sono quelle aziende, consulenti, fornitori e professionisti che erogano i servizi necessari per il mantenimento e implementazione della piattaforma, del marketing e delle attività chiave, della gestione e analisi dei dati. Ma altri partner chiave assolutamente fondamentali, in questo modello, sono gli utenti stessi della piattaforma nel momento in cui diventano creator. Sono essenziali per mantenere Clubhouse attiva e attrattiva. Tanto più quanto sono personaggi conosciuti, influencer o soggetti in grado di attivare una community intorno a loro.

Attività chiave

Gestione e implementazione della piattaforma, marketing per il raggiungimento del maggior numero di iscritti, prima di tutto. In futuro, a seconda del modello di revenue, potrebbero nascere attività come creazione di eventi,  realizzazione di risorse speciali per i creator sulla piattaforma, ecc.

Risorse chiave

La risorsa chiave regina è indiscutibilmente la piattaforma, con tutto ciò che si porta dietro in termini di know-how, marchio, big data relativi ad utenti e loro interazioni, risorse finanziarie accumulate, e così via.

Relazioni con i clienti

Non si può dire che, per ora, la relazione con i clienti sia strutturata. Entri nell’app e giri, ti muovi, ma grandi rapporti non ve ne sono, anche perché non vi sono iscritti paganti. Certamente si staranno costruendo valutazioni anche in base al modello di revenue che si realizzerà.

Canali

Al momento, il canale con i clienti è esclusivamente attraverso l’app e il passaparola, che ha avuto un effetto molto potente. Eventuali differenziazioni e aggiunte saranno legate al modello di entrate che deciderà di implementare.

Segmenti di clientela

Chi sono i clienti ideali per Clubhouse? Le loro buyer personas? Ecco, questa è una domanda interessante ed è evidente che dipenderà dal modello di business che hanno in mente.
È molto probabile, seguendo le ipotesi delineate più sotto nel flusso dei ricavi, che riguardino tipologie differenti. Ad esempio, da una parte ci sarà il “grande pubblico”, la massa di persone che affluirà sull’app per seguire i propri beniamini o per formarsi su tematiche specifiche, seguendo stanze che parlano di alcuni argomenti. Se l’obiettivo è creare corsi a pagamento, certamente bisognerà puntare su persone disposte a pagare per avere formazione.

Ma sicuramente uno scopo sarà anche avere influencer e personaggi VIP nelle stanze a parlare; magari per farsi pagare direttamente da loro o per ricavare una percentuale sui loro eventi o anche solo per avere più possibilità di ottenere “grande pubblico” pagante per assistervi.

È comunque abbastanza evidente che la mole di dati che il social sta acquisendo su di noi, intesa in termini di interessi, persone che seguiamo, collegamenti che abbiamo, ecc. lo aiuterà non poco a definire i segmenti di clientela più proficui su cui puntare e per cui differenziare i prodotti.

Struttura dei costi

Una piattaforma del genere richiede ingenti costi di creazione e manutenzione, tanto più mano a mano che si allargheranno gli strumenti a disposizione. Ci sono poi i costi promozionali, per quanto l’idea di giocare molto sulla scarcity la rende in parte “autopromuovente” facendo leva su uno dei bisogni umani più radicati: non perdere un’occasione (vera o presunta che sia).

Ma nuove spese potrebbero profilarsi all’orizzonte anche sulla base del flusso di ricavi scelto. Ad esempio, come youtube premia i creatori di contenuti migliori, così si può anche ipotizzare che le persone più famose, nel tempo, inizino a voler essere pagate per presenziare.
Al momento il modello è molto democratico. Puoi trovarti nella stessa stanza con Elon Musk (a qualcuno è capitato) e avere lo stesso diritto di intervenire che ha lui. Magari contraddicendo pure le sue affermazioni.

Ora tutti ci sono perché “ci devono essere”. Ma non è detto che funzionerà sempre così. D’altra parte, il tempo di ciascuno di noi non è infinito. E quello delle star costa parecchio…inutile investirlo dove non hai ritorno, se altre piattaforme ti pagano per esserci.

Flussi di ricavi

E chi paga? Finora nessuno. Cioè, nessuno dei partecipanti. L’app è gratuita per chi entra e priva di pubblicità. I soldi li mettono le società di capitale di rischio. Che, prima o poi, vorranno vedere anche un ritorno sull’investimento.
E quanto più l’app si ingrandisce, tanto più aumentano i costi e l’esigenza, per gli investitori, di rivedere indietro qualcosa.

E già tutti si chiedono: cosa diventerà a pagamento?
Partita circa un anno fa con un sostegno di 12 milioni di dollari, si dice che oggi ne valga già 80 volte tanto, 1 miliardo di banconote verdi. Mentre i beta-tester si sono moltiplicati per migliaia di volte (da 1200 a quasi otto milioni di utenti in continua crescita).

Così aumentano le attese su quale sarà il flusso di ricavi.
Difficile sapere esattamente quale diventerà il modello di entrate. Forse non lo sapevano neanche i suoi inventori quando hanno iniziato.
In questo genere di applicazioni, infatti, spesso si lavora prima sull’idea generale e sulla sua scalabilità per raggiungere il maggior numero di utenti senza avere già definito un preciso modello di business. Solo dopo si valuta la monetizzazione, quando la crescita degli iscritti e i dati sulle modalità d’uso daranno indicazioni più chiare sulle possibilità.

Pubblicità

In molti sostengono che si reggerà, come già altri social, sulla pubblicità. Lo fa presagire anche un passaggio nel “termini e condizioni” che vieta l’utilizzo per uso commerciale senza espressa autorizzazione. Autorizzazione che magari potrebbe arrivare in futuro, dietro pagamento di una quota.
Il modello promozionale potrebbe basarsi su pubblicità obbligatorie da ascoltare prima di una conversazione (o persino durante, con interruzioni brevi). Altre opzioni potrebbero essere senza pubblicità, eventualmente disattivate solo in una versione a pagamento. Il classico modello freemium.

Un account premium, ad esempio, avrebbe funzioni bonus per chi versa soldi (magari niente promozioni visibili, accesso a stanze esclusive, nessuna limitazione di tempo di ascolto o di numero di partecipanti alla stanza, come potrebbe essere nella versione base, o altro ancora).

Influencer paganti

Oppure una sottoscrizione a pagamento per i creatori di contenuti; se la piattaforma diventasse molto appetibile, non esserci potrebbe essere uno svantaggio. E, a questo punto, sarebbero i VIP a dover pagare per potere diffondere i loro messaggi ed avere visibilità. Che sarebbe un po’ il contrario di quanto avviene su youtube.
Magari dotando i creator di alcune facilitazioni particolari, come la possibilità di registrare e distribuire podcast a partire dall’app.
Per potersi reggere su un’entrata del genere, bisogna veramente che la piattaforma diventi assolutamente irresistibile, con agevolazioni particolari e a costi accessibili per i content creator, altrimenti è facilmente ipotizzabile che gli influencer migreranno da altre parti meno onerose.
Si potrebbero anche pagare dei singoli eventi speciali con una quota da versare direttamente a Clubhouse. Una sorta di modello freemium per i creator con molte attività gratis ed alcune speciali a pagamento.

Ascoltatori paganti

Molti ipotizzano anche l’avvio di comunità a pagamento, dove si possono ritrovare esperti che elargiscono consigli, risorse esclusive e il supporto della community.

Ancora, come in altre piattaforme, si potrebbe dare la possibilità ai visitatori di premiare i creatori di contenuti con piccole somme di denaro attraverso il social (e Clubhouse tratterrebbe una piccola percentuale). In modo simile al servizio di crowdfunding Patreon.
E questa sembra un’ipotesi molto accreditata, anche sulla base di un’intervista rilasciata dal suo fondatore, Davison.

Big data

Ma forse, come sempre, il modello di revenue più importante sarà quello meno visibile. Secondo il famoso detto, “se non stai pagando per il prodotto, allora il prodotto sei tu”, soldi sonanti potrebbero arrivare a Clubhouse dalla collezione di tutti i dati che sta acquisendo. Che poi li sfrutti per far fare pubblicità mirata o per altri ritorni meno diretti, è tutto da vedere. Per quanto la piattaforma asserisca di non vendere i dati degli utenti, non significa che non possa utilizzarli per profilazioni  e marketing a pagamento.

Creator pagati

Proprio nel momento in cui scrivo, circola l’informazione che Clubhouse stia puntando su un modello simile a quello di youtube che premia i suoi creatori di contenuti. Al momento sarebbero in cerca di venti creator capaci di sviluppare programmi in grado di generare engagement; Clubhouse metterebbe a disposizione una sorta di acceleratore per aiutare i selezionati (entro il 31 marzo 2021). Di fatto, un modello win win che si regge sulla pubblicità che paga sia gli influencer sia la piattaforma.

I punti di forza

Al momento, Clubhouse è molte cose insieme: una specie di radio, un social media, una piattaforma di podcast, un’app di intrattenimento, ma anche di networking.
Il suo successo travolgente punta anche, come si diceva, sulla scarcity e sulla FOMO essendo al momento l’entrata limitata e la possibilità di rivedere (anzi, risentire!) i contenuti nulla.

Ma buona parte del suo successo è certamente dovuto anche all’apparente democratizzazione che permette: chiunque può seguire qualunque cosa ed essere presente nella stessa “stanza” con personaggi famosi e con i propri beniamini, magari interagendo direttamente con loro.
Le potenzialità di argomenti seguibili sono infinite, ma questo non lo differenzia da altre piattaforme. Ciò che fa la differenza è potere unire un mezzo più intimo e meno invasivo come l’audio con le opportunità dei social e dell’interazione che ti permettono.
Unito ad un senso di maggiore sicurezza e libertà da attacchi o contenuti fastidiosi di hater e troll, che per il momento non hanno spazio di gioco (vedremo in futuro).

Insomma, in attesa di capire quali di questi aspetti determinerà prioritariamente il suo successo e se questa app avrà lunga vita o sarà solo una meteora, di certo possiamo iniziare a interrogarci su quali direzioni ci indichi in merito a nuovi interessi, bisogni e desideri delle persone.
In modo da potere poi utilizzarli come spunto di riflessione anche in riferimento ai nostri personali business.

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