
Da un po’ di tempo gli imprenditori (e le persone) si stanno rendendo conto che l’attenzione all’ambiente e al luogo di lavoro paga. Non solo in termini di immagine esterna, ma anche perché gli studi dimostrano che le aziende che seguono i principi ESG (attenzione agli aspetti ambientali, sociali e di governance) non solo fanno profitti, ma hanno anche un tasso di rischio mediamente più basso di altre realtà indifferenti a certi valori.
Tuttavia, c’è chi fa persino di più, continuando a lavorare sull’umanizzazione del posto di lavoro, sull’attenzione all’ambiente, all’arte e alla cultura in un processo di perfezionamento continuo che rappresenta una sorta di KAIZEN esistenziale.
La storia di Brunello Cucinelli
Brunello Cucinelli proviene da una famiglia contadina e povera e pare che ad ispirare i suoi ideali sul lavoro sia stata particolarmente la reazione allo stato di umiliazione in cui vedeva il padre e i fratelli quando tornavano dalla fabbrica.
Crescendo, Cucinelli decide di fondare un’azienda basandosi su un’idea allora visionaria: colorare il cashmere.
Gli affari vanno bene e questo potrebbe bastare alla stragrande maggioranza degli imprenditori. Eppure lui lavora intorno all’idea di un ambiente a misura d’uomo (e di un uomo capace non solo di preservare, ma di migliorare l’ambiente stesso).
Per Cucinelli il lavoro dev’essere rispettoso della dignità morale ed economica dell’uomo. L’azienda non può essere solo una fabbrica di soldi, ma la ricchezza va reinvestita per sviluppare un capitalismo che dia valore alla persona. Quello che a me piace chiamare “impresa umanamente sostenibile” e che Cucinelli definisce “capitalismo umanistico”.
Le attività
Così, parte dei soldi ricavati dall’attività decide di investirli un po’ alla volta, a partire dal 1985, per la diffusione della Bellezza (anche del luogo di lavoro) e della Cultura. Attraverso non l’azienda, ma la sua Fondazione (“siamo quotati in Borsa e un investitore americano non capirebbe perché spendere denaro per sistemare un pezzo di campagna italiana”), prima acquista il Castello diroccato del XIV Secolo del borgo di Solomeo, in Umbria, terra natale della moglie, facendolo diventare sede dell’impresa. Poi, nel 2000, per accrescere le strutture produttive, acquista e riadatta un opificio già esistente ai piedi del borgo. A questo si aggiungono il restauro di edifici, vie, piazze, giardini, spazi pubblici e costruzioni adiacenti al centro storico. Seguirà la nuova costruzione del Foro delle Arti, con l’annessa Biblioteca Neoumanistica Aureliana, il Ginnasio, l’Anfiteatro e il Teatro, luoghi deputati a cultura e arte.
Anche il debutto in Borsa nel 2012 non affievolisce il suo slancio umanistico, concretizzatosi l’anno successivo nella “Scuola di Solomeo di Arti e Mestieri”. Qui i giovani vengono coinvolti (retribuiti!) nella formazione, imparando i segreti di sartoria e maglieria, taglio e rammendo, ma anche agricoltura, giardinaggio e arte muraria. Dopo poco realizza tre immensi parchi nella valle ai piedi del borgo di Solomeo (Parco agrario, Parco dell’Oratorio Laico e Parco dell’industria), recuperando parte del terreno occupato da vecchi opifici in disuso in favore di alberi, frutteti e prati.
I riconoscimenti
Negli anni si sprecano i riconoscimenti nazionali e internazionali ottenuti da Brunello Cucinelli per il suo “capitalismo umanistico”. Nomina a Cavaliere del Lavoro, Laurea ad honorem in Filosofia ed Etica delle relazioni umane, Global Economy Prize, Cavaliere di Gran Croce al merito della Repubblica Italiana, solo per citarne alcuni, insieme a molti riconoscimenti nel settore moda e imprenditoria. Nonostante ad oggi occupi, secondo Forbes, il 33° posto tra i più ricchi d’Italia con un patrimonio di 1,5 miliardi di euro, il suo slancio umanistico non cede. Nel 2016 si è impegnato a ricostruire il monastero annesso alla chiesa crollata di Norcia. Nel 2019 ha venduto il 6% delle sue azioni per donare 100 milioni di euro in beneficenza.
La filosofia di Cucinelli
Un approccio etico al profitto che per qualcuno rappresenta solo un pensiero ingenuo, ma che Cucinelli è riuscito a realizzare in tutta la sua pienezza, dimostrando che dare valore alle persone ripaga pienamente. Una bella dimostrazione di come l’innovazione e il miglioramento continuo passino anche da un’attenzione agli aspetti umani e ai valori fondamentali, che per qualcuno sono solo concetti astratti, ma per Cucinelli stimolano la creatività e, quindi, il piacere di lavorare e la produzione.
Al meeting di Rimini dichiara “La sostenibilità, almeno secondo me, va intesa come sostenibilità umana. Noi dobbiamo avere il coraggio di tornare a produrre, se possibile, senza arrecare danni all’umanità, cioè alle persone, agli animali, alle cose, alle piante”[1].
L’intenso amore per i filosofi e i grandi uomini del passato lo hanno spinto a concepire l’idea di un ambiente di lavoro fondato sulla dignità dell’uomo: “Noi andiamo a lavorare alle otto del mattino. Siamo 1700, nessuno marca il cartellino. All’una abbiamo la pausa pranzo e dopo le 17.30 non si può lavorare perché ci deve essere il rispetto per la dignità umana, per la famiglia, per la comprensione, per la cura. San Benedetto dice una cosa bellissima: “cura ogni giorno la mente con lo studio, l’anima con la preghiera e il lavoro”. Di curare l’anima noi abbiamo bisogno. E per curare l’anima abbiamo bisogno di essere umani un po’ speciali che ci aiutino a curare il nostro Io”[2] .
Chi vuole conoscere (e magari imparare) qualcosa di più sul pensiero di Cucinelli può leggere il suo libro: “Il sogno di Solomeo. La mia vita e l’idea di capitalismo umanistico” edito da Feltrinelli. Qui, invece, un suo breve intervento che ne spiega il pensiero: https://www.youtube.com/watch?v=0-5fdFjosOQ
[1] https://www.lifegate.it/persone/news/brunello-cucinelli-intervista
[2] https://www.iodonna.it/attualita/appuntamenti-ed-eventi/2017/11/03/brunello-cucinelli-il-re-del-cashmere-con-il-pallino-per-la-dignita-delluomo/?refresh_ce-cp
0 commenti