Passato, futuro e creatività: il legame che li unisce

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Passato, futuro e creatività

Creatività ed innovazione rappresentano la capacità di immaginare nuovi scenari. In questo senso, potremmo dire che sono collegate al futuro. Eppure, nulla può essere generato senza un’esperienza alle spalle, una conoscenza che deriva dal nostro passato. In un certo senso, si può sostenere che niente si inventi da zero; si tratta, piuttosto, di ricombinare vecchi elementi in modi differenti. O di aggiungere fresche conoscenze innestandole su sistemi già rodati.

Quindi, potremmo legare la creatività al nostro passato e al nostro futuro. Ecco, ora una ricerca ci dice che questo è vero non solo in senso astratto, filosofico, bensì anche in modo più concreto.

Sembra, infatti, che i circuiti del nostro cervello che si attivano nella rielaborazione di passate esperienze siano molto simili a quelli che ci aiutano ad immaginare eventi futuri. E anche agli stessi che si risvegliano quando utilizziamo il pensiero laterale.                           

Specializzazione emisferica

Abbiamo già visto come, a dispetto di quanto comunemente si creda, non esistono emisferi deputati ad un solo tipo di pensiero (quello razionale localizzato a sinistra e quello creativo a destra). Certamente, vi sono delle specializzazioni emisferiche; ma essendo la mente e i suoi prodotti un sistema complesso, è difficile credere che per qualsiasi idea o azione si attivi una sola parte di essa.

Ad esempio, in un compito creativo come l’improvvisazione musicale, sono diverse le zone che si accendono, in entrambi gli emisferi; esse dipendono da alcuni fattori, come l’esperienza del musicista. Ne ho parlato più approfonditamente nell’articolo “dove nasce la creatività”.

Tale coinvolgimento di tutto il cervello, senza preferenze di lato, si ritrova anche in questo studio del 2018 che esamina i centri corticali implicati in tre compiti apparentemente diversi. Invece, come evidenziano i risultati, essi sono molto correlati fra loro.

Infatti, la parte del cervello coinvolta nel pensare al futuro è anche associata al ricordo del passato; si tratta dell‘ippocampo, nome che deriva dalla sua forma a cavalluccio marino posta nel profondo del lobo temporale. Questa struttura ha un ruolo essenziale nella memoria, in quanto si occupa di consolidare i dettagli delle nostre esperienze, inclusi luoghi, persone, oggetti e azioni. Però, permette non solo di ricostruire in modo preciso eventi passati, ma anche di ideare gli scenari futuri.

Default mode network (DMN)

Tuttavia, l’ippocampo è solo uno dei sistemi attivi in queste situazioni. Vi è una vera e propria rete cerebrale, chiamata default mode network (DMN); nell’articolo parlerò anche di “rete centrale” per identificarla (anche se in italiano viene chiamata in modo più arzigogolato “sistema della condizione di default”). Essa consiste di più sistemi in stretta interazione fra di loro ed è distinta da altre zone cerebrali.

Inizialmente, si pensava che si trattasse di un network attivo principalmente quando una persona è in uno stato di riposo cosciente. Cioè orientata verso il suo mondo interno, come durante il sogno ad occhi aperti e nel mind-wandering (“mente vagabonda” o “vagante”). In realtà, si è poi scoperto che lavora anche quando un soggetto sta pensando agli altri, oltre che a se stesso, sta ricordando il passato e progettando il futuro.
Sembra, invece, che sia correlato negativamente con altri network del cervello come quelli di attenzione. Questo, d’altra parte, sarebbe coerente con le differenze fra pensiero verticale (dove l’attenzione focalizzata è molto importante) e quello laterale (che richiede abilità associative e più simili al mind-wandering, per certi aspetti).

Perché questa rete viene definita di default? Perché viene attivata anche per impostazione predefinita  quando le persone si trovano in uno stato rilassato e non svolgono alcun compito cognitivo. Il cervello, quindi, è libero di vagare in tutti i generi di pensieri spontanei. La mente vagante, appunto.

La ricerca in breve

Lo studio condotto dal dottor Roger Beaty dell’Università di Harvard e dai suoi collaboratori ha provato ad esplorare in che modo regioni cerebrali siano coinvolte nel ricordo così come nell’immaginazione e nella creatività.

Ai soggetti è stata presentata una successione di parole-indizio di un oggetto, ad esempio “tazza”. Gli si chiedeva di usarle per uno dei seguenti compiti: ricordare un’esperienza passata, immaginare un evento futuro o pensare a usi creativi dell’oggetto.

I risultati hanno mostrato che la memoria, l’immaginazione e il pensiero divergente attivavano l’ippocampo così come una rete centrale di aree del cervello che si sovrappone in gran parte alla DMN.

Gli studi precedenti

Sappiamo come il nostro cervello possa recuperare e combinare in modo flessibile le informazioni memorizzate per ricostruire le esperienze passate (memoria episodica). Ma anche per immaginarne di nuove che non si sono ancora verificate (simulazione episodica/pensiero futuro) e generare soluzioni creative a problemi aperti (pensiero divergente o laterale). Già studi precedenti avevano suggerito che vi fossero elementi in comune tra queste tre forme di elaborazione mentale; ma nessuno aveva indagato direttamente in che misura fossero coinvolte regioni del cervello.

Dagli anni Duemila in poi, si erano notate forti somiglianze nei circuiti neurali tra la memoria di episodi del passato e visioni di possibili scenari futuri. Fra queste, l’uso di una rete centrale comune di regioni cerebrali quando le persone ricordano esperienze passate, immaginano esperienze future e si impegnano in simulazioni mentali.

Questo network comune per ricordare e immaginare si sovrappone ampiamente alla rete di default, la DMN. Comprende la corteccia prefrontale mediale, la corteccia cingolata/retrospleniale posteriore, le regioni temporali laterali e parietali e parti dei lobi temporali mediali, compreso l’ippocampo.

Secondo l’ipotesi della “simulazione episodica costruttiva”, tali similitudini tra ricordare il passato e immaginare il futuro ci indicano un importante ruolo della memoria nel supportare simulazioni di esperienze prossime. Tale capacità, cioè, permetterebbe di recuperare elementi di eventi passati e ricombinarli in modo flessibile per generare immagini di eventi che non abbiamo ancora sperimentato.

Memoria e creatività

Vari studi recenti hanno utilizzato un’induzione della specificità episodica (ESI), cioè un breve addestramento per ricordare dettagli specifici di un’esperienza recente. In essi si dimostra che essa fa aumentare in modo simile, su compiti successivi, sia il ricordo di esperienze passate che l’immaginazione di esperienze future. Con le risonanze magnetiche funzionali, si vede che quando i partecipanti eseguono un compito di immaginazione futura dopo aver ricevuto un ESI, diverse regioni della rete centrale – precedentemente collegate al recupero di dettagli episodici – mostrano una maggiore attività.

Negli ultimi anni sono state poi fatte alcune osservazioni che provano come il pensiero divergente, così come la simulazione episodica e la memoria, possono utilizzare alcune regioni all’interno della rete centrale.
Altre, hanno suggerito un legame tra il pensiero laterale da un lato e la memoria episodica e la simulazione dall’altro. Ad esempio, Duff, Kurzcek, Rubin, Cohen e Tranel (2013)  hanno scoperto che i pazienti amnesici con gravi menomazioni della memoria episodica sono danneggiati anche nei Torrance Tests of Creative Thinking, test che forniscono una valutazione del pensiero divergente.

Infatti, quando  si richiede alle persone di generare usi insoliti di oggetti comuni (una misura del pensiero divergente), esse attingono a ricordi episodici. Anzi, le prestazioni di questo tipo sono correlate positivamente con il numero di dettagli episodici che i partecipanti riportano quando immaginano possibili esperienze future. Qualora si sottopongano i soggetti dell’esperimento ad un ESI antecedente, questo aumenta anche le prestazioni sul pensiero divergente.

In pratica, molti risultati di esperimenti scientifici suggeriscono come l’elaborazione episodica possa svolgere un ruolo importante nella produzione di idee creative.

Risultati della ricerca

Tutti gli studi precedenti suggeriscono quindi che la memoria episodica, la simulazione futura e il pensiero creativo condividano alcune caratteristiche e possano reclutare alcune regioni comuni della DMN. Tuttavia, nessuna delle ricerche precedenti aveva esaminato l’attività cerebrale all’interno degli stessi individui quando ricordano esperienze passate, immaginano esperienze future e si impegnano in un pensiero divergente. La novità di questa analisi sta proprio in questo.

Ai partecipanti veniva presentata una serie di oggetti comuni durante la risonanza magnetica; si chiedeva loro di utilizzare gli stessi come parole chiave per ricordare esperienze passate, immaginare esperienze future o generare usi alternativi (pensiero divergente). Sono stati quindi valutati i modelli comuni di attivazione cerebrale associati a queste tre condizioni rispetto a una condizione di controllo. In coerenza con il lavoro passato, si era ipotizzato che il recupero episodico, la simulazione futura e il pensiero laterale sarebbero stati correlati a una maggiore attività della rete centrale rispetto alla condizione di controllo.

Procedura

La procedura sperimentale consisteva nel porre i soggetti in quattro condizioni diverse di attività denominate “Memoria”, “Futuro”, “Creazione” e “Frase”. In tutte le situazioni, ai partecipanti venivano presentati oggetti comuni da utilizzare come spunti.
Nell’attività “Memoria”, si chiedeva di ricordare una recente esperienza passata relativa all’oggetto proposto. In quella “Futuro”, di immaginare un evento nuovo e plausibile che potrebbe accadere nel prossimo futuro ma non ancora verificatosi. Nella “Creazione”, di pensare a un uso nuovo e insolito dell’oggetto. Nella “Frase” (test di controllo), di pensare a due parole correlate, costruendo una frase in base alla loro dimensione (ad esempio, “la pinzatrice che è più grande della penna”); questo serviva come test di controllo.

Per le fasi “Memoria” e “Futuro”, si chiedeva di pensare a un evento che fosse personale, specifico nel tempo e nel luogo, che durasse non più di un giorno. Appena la risposta arrivava nella mente, i soggetti dovevano premere un pulsante e iniziare ad elaborare la risposta, inserendo più dettagli.
Per le prove “Creazione” e “Frase” si usava la stessa modalità, facendo premere un pulsante quando veniva in mente la risposta e chiedendo poi di elaborarla ulteriormente. In “Creazione” dovevano riflettere ulteriormente sull’applicazione dell’uso che era venuto in mente; in “Frase” dovevano pensare al significato o alla definizione delle parole, inclusa l’immaginazione visiva degli oggetti.

Analisi dei dati

I risultati hanno mostrato un forte coinvolgimento delle regioni all’interno del DMN.

Vi sono prove dell’attività neurale comune impegnata durante la memoria episodica, la simulazione futura e il pensiero divergente. Tuttavia, è possibile che permangano differenze di fondo tra le tre condizioni. Cioè, mentre ognuna delle tre fasi (Memoria, Futuro, Creazione) suscita una maggiore attività rispetto alla condizione di controllo (Frase), vi possono essere specificità neurali tra memoria episodica, simulazione futura e pensiero divergente. Ad esempio, l’ippocampo e altre regioni del DMN sviluppano una maggiore attività durante l’immaginazione futura rispetto alla memoria. Probabilmente perché vi è una maggiore richiesta di ricombinazione/elaborazione durante la simulazione rispetto alla memoria).

Risultati più specifici

Gli esperimenti hanno mostrato prestazioni di pensiero divergente migliorate a seguito di un’induzione della specificità episodica (ESI). Fare ricostruire momenti specifici del passato, in pratica, aiutava la creatività.
In particolare, questi esperimenti hanno scoperto che l’ESI aumentava la fluidità (cioè il numero totale di risposte) e la flessibilità (cioè il numero di categorie concettuali) sul successivo compito di pensiero divergente. Inoltre, quando i partecipanti sono stati scansionati mentre erano impegnati in pensieri divergenti a seguito di un’ESI, c’era una maggiore attivazione all’interno dell’ippocampo anteriore sinistro. Questa è una regione coinvolta in episodi di memoria che ha mostrato anche aumenti relativi all’ESI durante l’immaginazione futura. Il presente lavoro estende questa scoperta dimostrando che l’ippocampo supporta insieme la memoria episodica, l’immaginazione futura e il pensiero divergente.

Quindi, sembra emersa un’attivazione dell’ippocampo in tutti e tre i processi, ma non solo. Si risvegliano anche diverse regioni all’interno della corteccia occipitale. Quest’ultima, è il lobo che riceve ed interpreta le informazioni visive. Probabilmente, il coinvolgimento di quest’area cerebrale riflette la richiesta di processi di immaginazione mentale durante il recupero della memoria, della simulazione futura e del pensiero divergente.

Un’altra zona attivata in tutti e tre i processi è l’IFG (giro frontale inferiore) sinistro. Si pensa che questa regione aiuti il recupero controllato di informazioni mnemoniche, utili alla formazione di un evento passato, futuro o all’uso creativo.

Conclusioni

Ancora molte domande devono trovare risposta per esplorare ulteriormente la misura in cui la capacità creativa si basi sul recupero episodico della memoria.
Sebbene questi risultati dimostrino una base neurale comune di memoria, immaginazione e creatività all’interno delle regioni della rete centrale, la complessa relazione tra questi processi cognitivi rimane poco conosciuta.

Inoltre, la misura in cui altre modalità della creatività si fondino sul recupero episodico deve ancora essere esplorata. Ad esempio, la scrittura creativa, simile alla generazione di usi alternativi, trae beneficio da procedure che migliorano il recupero episodico come ESI?
Sono indagini utili a svelare il ruolo preciso dei processi di recupero episodico nel pensiero laterale. Con queste informazioni, si possono realizzare protocolli di intervento volti a migliorare l’immaginazione in domini specifici della performance creativa.

Che conclusioni possiamo quindi trarre da questo studio? Che la capacità creativa ed immaginativa sono collegati al nostro sistema di memoria. Il quale, quindi, andrebbe mantenuto attivo e sviluppato, se vogliamo accrescere il nostro pensiero divergente.

Questo ci porta ad un’altra riflessione: niente si costruisce dal nulla. Per immaginare, devi usare le tue esperienze passate e collegare i punti per visualizzare il futuro. Ma questo non lo diceva anche Steve Jobs? 😉

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