Sviluppare la creatività nei bambini (cosa fare e cosa no)

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bambino che gioca con colori

Ho parlato spesso di creatività: cos’è, da dove nasce, cosa la contraddistingue. Ho detto e ridetto che si tratta di una competenza che si può allenare. Certo, se però viene sollecitata fin da piccoli, il lavoro è agevolato. Ma come si fa a stimolare la creatività nei bambini? Cosa aiuta o inibisce l’immaginazione infantile che poi influenzerà anche il modo in cui la gestirà nella vita adulta?

Proviamo a definire alcuni aspetti essenziali.

I bambini nascono creativi

Penso che questa affermazione non sorprenderà nessuno. D’altra parte, è esperienza comune vedere i piccoli d’uomo che si divertono a scoprire, a capire come funzionano le cose, a mettere alla prova gli oggetti (a volte un po’ troppo!).

Le prime esplorazioni dei bambini sono già, di per se stesse, degli esercizi creativi che hanno lo scopo di risolvere un problema o rispondere ad un dubbio. Non solo cercano di comprendere la funzione per cui un oggetto è costruito ma, il più delle volte, ne trovano di infinite altre. È il motivo per cui sono in grado di giocare per ore con elementi che noi non degneremmo di uno sguardo: una scatola vuota diventa un tunnel, uno scampolo di tessuto diventa il vestito di una principessa, un uncinetto una piccola spada. Diciamo che il pensiero laterale è perennemente al lavoro.

Come in molti altri settori, è evidente che le esperienze dell’infanzia influenzano pesantemente il nostro modo di pensare e di agire da adulti. Ed è inutile nascondere che in questo percorso un ruolo fondamentale lo giocano i genitori. Essi hanno il potere di incoraggiare o sopprimere l’immaginazione dei figli sia in casa sia nelle situazioni scolastiche e sociali.

Non è necessario insegnare ai figli ad essere creativi. I bimbi lo sono naturalmente. Certo, è invece fondamentale sapere come indirizzare questa creatività e come non soffocarla sul nascere.

Lo sviluppo cerebrale

Durante l’infanzia e l’adolescenza, il cervello e il sistema nervoso centrale continuano a svilupparsi e a maturare. In questo periodo, il cervello ha molti più neuroni di quanti ne avrà nell’età più avanzata.
Bisogna attendere circa i dodici anni perché esso raggiunga le sue caratteristiche adulte. Alla pubertà, infatti, esso inizia un processo cosiddetto di «potatura», nel corso del quale milioni di connessioni neurologiche vengono eliminate mentre altre nuove nascono (se vuoi sapere molto di più su questo tema, scarica il mio ebook gratuito “8 strategie per sviluppare la tua mente“).

Secondo alcune teorie, i percorsi neurali usati più spesso nei primi anni avranno più probabilità di sopravvivere al processo di potatura. Per questo, le abitudini instauratesi nelle prime fasi della nostra vita sono molto importanti sullo sviluppo del potenziale adulto.

Inoltre, le differenze di pensiero fra piccoli e grandi hanno delle basi fisiologiche. Infatti, i tracciati elettroencefalografici di un preadolescente in stato di veglia sono ricchi di onde teta, molto più rare nell’adulto. La loro presenza si riscontra solitamente durante lo stato ipnagogico, cioè la fase che precede immediatamente il sonno in cui sogni e realtà si confondono.
Questo ci spiega perché un bimbo, anche se in stato di veglia, possa essere naturalmente predisposto a fare entrare nella sua realtà immagini bizzarre, fantastiche ed impossibili che noi tendiamo a non avere o ad accantonare nel caso in cui compaiano.

Con la pubertà, il cervello si modifica e, assomigliando sempre più a quello di un adulto, riduce la frequenza delle onde di tipo teta. Parallelamente, l’attività creatività senza limiti tende a smorzarsi, a meno di non stimolarla attivamente.

I killer della creatività

Quindi, se per un bambino è naturale essere creativo, perché poi non tutti gli adulti lo rimangono?  Oltre a questi veri e proprio mutamenti fisiologici, molti elementi esterni influiscono sulla capacità del piccolo di continuare a stimolare o, al contrario, eliminare questa attitudine. In ciò, come dicevo, giocano un ruolo fondamentali gli adulti di riferimento.

Ecco sette cosiddetti “killer della creatività”, come li ha soprannominati la dottoressa Teresa Amabile in seguito alle sue ricerche, che possono usare i genitori per stroncare sul nascere lo spirito creativo dei figli:

  • sorveglianza. Significa osservare continuamente i bambini e far sentire loro questo sguardo mentre giocano, studiano o svolgono attività di diverso tipo. Sotto costante sorveglianza, l’istinto creativo viene completamente inibito;
  • valutazione. Quando si insegna ai bambini di preoccuparsi molto del giudizio altrui più che occuparsi della soddisfazione per il risultato raggiunto, indipendentemente da quello che penseranno di loro i compagni;
  • ricompense. Consiste nel premiare eccessivamente il figlio per le cose che fa. Un modo perfetto per far passare una motivazione da intrinseca a estrinseca, togliendo il piacere insito nell’attività creativa in sé;
  • competizione. I bambini vengono messi l’uno contro l’altro, facendogli intendere che si vince o si perde; solo una persona sarà migliore delle altre. Al contrario, in generale, si dovrebbe lasciare il bambino libero di progredire seguendo il proprio ritmo (anche se alcune sane competizioni possono invece alimentare lo spirito di gruppo);
  • eccessivo controllo. Si confonde l’istruire con il comandare e il controllare. Cioè, si indica ai bambini esattamente come devono fare i compiti, aiutare in casa e perfino come giocare. Essi non hanno più spazio per l’immaginazione che viene invece vista come un errore. Perché uscire dai confini non è apprezzato;
  • limitare le scelte. I figli vengono instradati verso scelte definite dagli adulti, invece che essere lasciati liberi di andare dove li portano la curiosità e la passione. È invece importante far sì che il bambino scelga secondo il suo interesse e poi lo si sostenga nel seguire la sua inclinazione;
  • pressione. Avete presente quei genitori che vedono già il figlio, che ancora deve camminare, come un grande campione di calcio, un futuro premio Nobel o il prossimo Mozart? Ecco, si tratta di creare aspettative grandiose rispetto alle prestazioni del bambino. Una materia o attività imposta e in cui, fra l’altro, si pretende l’eccellenza, è il modo migliore per fargliela odiare e buttare via qualsiasi talento.

L’importanza del tempo

Un aspetto più sottile e meno evidente ha, invece, a che fare col tempo. O, meglio, con la sua mancanza. Se il piccolo mostra delle inclinazioni e passioni, è necessario che abbia il tempo per dedicarvisi ed esplorarle. I piccoli, in queste condizioni, hanno una naturale inclinazione ad entrare nello stato di flusso in cui vi è un assorbimento totale in ciò che si sta facendo.

Questo stato è più frequente nei bambini anche grazie alla loro minore consapevolezza del tempo, invece molto presente (e spesso pressante) negli adulti. Proprio per questa differenza sostanziale, capita spesso che, mentre i bimbi sono immersi nel loro mondo esplorativo e curiosano, gli adulti mettano fretta. È come se i piccoli venissero continuamente interrotti da questo stato di beatitudine giocosa ed immaginativa per rientrare in una continua corsa contro il tempo. Non li si lascia esplorare seguendo il proprio ritmo.

Autoefficacia e fiducia in se stessi

Secondo lo psicologo Albert Bandura, l’autoefficacia è la convinzione di poter dominare le situazioni difficili. Le persone in cui tale sensazione è indebolita hanno poca fiducia in se stesse e nella propria capacità di avere successo. Conseguentemente, evitano il più possibile i rischi. Nella loro mente, non farebbero altro che assicurare il fallimento e mostrare al mondo la loro inadeguatezza.

Al contrario, chi ha fiducia nelle proprie capacità cerca con piacere le novità perché ama mettersi alla prova. Ciò deriva da un passato di esperienze di successo, piccolo o  grande che sia.

Perché questa sicurezza si crei, però, è altrettanto fondamentale sperimentare l’apprezzamento, da parte degli adulti, delle proprie abilità. Se questo aspetto viene ucciso da continue critiche o, non meno deleterio, dall’indifferenza verso i risultati del bambino, si può sopprimere la fiducia che egli ripone nelle sue capacità. Quelli che sono inizialmente i giudizi negativi dei genitori, ad esempio, diventeranno poi frasi negative dirette verso se stesso crescendo.

Insomma, l’incoraggiamento stimola la creatività, le critiche (soprattutto continue e distruttive)  la affossano.

Tuttavia, potrà sembrare incredibile, eppure un effetto simile ce l’ha anche un atteggiamento opposto: riempire i figli di elogi non meritati.
Poiché i bambini sono spesso consapevoli anche dei propri errori o di prodotti non eccezionali, continuare a fare esclamazioni di gioia per ogni piccolo risultato, magari anche bruttino, del figlio, li porta a non fidarsi più dei propri genitori. E da qui a far nascere uno strisciante sospetto: “ma se mi dicono che è bello anche quando è brutto, che è meraviglioso anche quando è fatto male…vuol dire che mi ritengono talmente incapace che mi ferirebbero se mi dicessero la verità”.

Bisognerebbe tenere conto anche dello stato d’animo del piccolo. Se è orgoglioso di quello che ha fatto, allora va bene seguire questa sensazione e incitarlo (senza esagerare). Se, invece, è consapevole di avere fatto errori o di un risultato mediocre, inutile dire che è strepitoso, poiché lo sa da solo che così non è. Si possono magari trovare degli aspetti comunque positivi ed incoraggiarlo sulla sua possibilità di migliorare la prossima volta.

Assecondare il talento naturale

Per  sviluppare la creatività, è essenziale provare passione per ciò che si fa.  Ciò che importa, soprattutto all’inizio, è il piacere nel fare le cose, piuttosto che il raggiungimento della perfezione.
Per far sì che questo accada, la strada non è forzare il giovane in attività che non ama, ma far sì che sia lui a scegliere, a seguire il percorso che gli piace. Noi dobbiamo solo assecondare le sue inclinazioni naturali, quelle che derivano naturalmente dalle sue esplorazioni e dal piacere che ne prova.

In questo senso, per un genitore la parte difficile sarà anche tenere a bada il bisogno di controllo e supervisione che spesso si esprime nel dire ai figli cosa non va in quello che stanno facendo e come farlo per bene. Quando vediamo bambini che armeggiano con le costruzioni piuttosto che con i puzzle o qualsiasi altro oggetto e li osserviamo mentre sbagliano aspetti per noi elementari, è spesso più forte di noi intervenire per dirgli come devono muoversi.  Siamo subito lì, pronti a riportarli sulla retta via.   
In questo caso, siamo più centrati su di noi e sul nostro bisogno di fare le cose con criterio più che sul loro bisogno di esprimersi e di trovare da soli strade e soluzioni. Noi, come genitori, possiamo essere presenti e disponibili per rispondere ai dubbi e alle domande che sorgono spontanee in loro, ma non per intervenire in ogni momento per dire come si fanno “bene” le cose. A volte, poi, i nostri figli hanno solo voglia (o bisogno) di usare in modo creativo gli oggetti.

La creatività è una cosa complessa

La maggior parte dei bambini ha un’inclinazione spontanea per qualche attività particolare.

Molti ritengono che la creatività sia una qualità unica che si può applicare un po’ in tutti i campi e che può anche essere misurata.
In realtà, oggi si dubita sempre più che essa possa rilevarsi con un numero sottoponendo un bambino ad un test. Infatti, ci si è accorti che alcuni strumenti di misurazione di questa qualità sono, in realtà, molto dipendenti dalle capacità linguistiche.

Per questo, uno psicologo come Howard Gardner è scettico sull’utilizzo di questi mezzi. Ritiene che, invece che affidarci ad un unico test, dovremmo osservare il bambino in molti ambiti differenti e vedere come reagisce a stimoli variegati. Non solo chiedere (domanda tipica del test di creatività) quanti usi diversi di un oggetto riesce a trovare, ma anche vedere come si rapporta con gli altri, nella danza, nella musica, nelle relazioni spaziali, ecc. Una valutazione effettuata direttamente nel contesto di vita del piccolo è molto più valida se lo si osserva in situazioni differenziate. In questo modo, offrendo molti stimoli diversi, sarà anche più probabile potere lasciare affiorare il talento presente in lui.

Le sette intelligenze

Abbiamo già visto come per Gardner l’intelligenza non sia un fattore unidimensionale ma con più sfaccettature.
Per questo motivo, lui ritiene che la creatività vada inquadrata in maniera simile, cioè valutandola nei diversi ambiti dell’intelligenza. Poiché alla base dell’immaginazione ci sta l’intelligenza, la prima sarà più presente in quei campi in cui la seconda si esprime meglio.

Avevamo già accennato alle intelligenze multiple. Come si relazionano con la creatività?

Intelligenza linguistica

L’intelligenza linguistica è il talento comune a chi ama tutte le forme di espressione del linguaggio, come gli scrittori, i giornalisti, i poeti. Un modo per valutare le abilità linguistiche nei bambini piccoli è quello di far loro inventare delle storie.

In questo caso, si osserva se sono fantasiose, magari anche arricchite da suoni e figure retoriche oppure se il bambino si limita a combinazioni di parole banali e trame semplici.

Intelligenza logico-matematica

Si presenta in tutti coloro che si lasciano guidare nella vita dalla logica e dal ragionamento, come scienziati e matematici. È, come sappiamo, un’abilità molto considerata in Occidente, dove viene vista, spesso, come la forma suprema di intelligenza. Anzi, spesso l’unica, tanto che anche i primi test di intelligenza erano ancorati a questa e, perciò, non realmente valutativi dell’intelligenza nelle sue varie declinazioni.

Gardner testa questa abilità dando ai bambini la possibilità di verificare semplici ipotesi. Ad esempio, mostra loro che mescolando due sostanze di diverso colore se ne produce un terzo e poi guarda se i bambini esplorano ulteriormente da soli questo fenomeno.

Per valutare le abilità numeriche, invece, porre domande di abilità matematica semplice, come calcoli, secondo lui non ha senso. È molto più utile, invece, utilizzare alcuni giochi da tavolo in cui siano richieste strategia e abilità numeriche.

Intelligenza musicale

Chi ha questa qualità è attratto dal mondo delle note, come musicisti e cantanti. Per questo è importante far esplorare i suoni e permettergli di creare melodie personali per comprendere tale competenza.

Intelligenza spaziale

Si tratta dell’abilità nel capire il modo in cui gli oggetti si orientano nello spazio e le relazioni visivo-spaziali, sia quelle vicine che lontane.

Si esplora, ad esempio, nell’osservare la capacità di costruire oggetti con i blocchetti delle costruzioni. Ma anche nel vedere se il piccolo riesce ad immaginare l’aspetto di un elemento che ruota nello spazio e viene osservato dai diversi lati. Fa sempre parte di questa abilità il senso dell’orientamento. Così come la qualità di smontare e rimontare oggetti.

Questa capacità è importante in settori anche molto differenti fra loro; può essere presente in ingegneri così come in artisti, poiché è essenziale in alcuni aspetti di questi ambiti pur molto lontani fra loro.

Intelligenza corporeo-cinestetica

Anche utilizzare il proprio corpo o parti di esso per risolvere problemi o costruire qualcosa, secondo Gardner, è un’attività intellettuale degna quanto la capacità di ragionamento logico.

Sportivi, ballerini, ginnasti, ma anche chirurghi e artigiani hanno in comune questa qualità.

Intelligenza interpersonale

La capacità di comprendere gli altri e le loro motivazioni, di interagire adeguatamente con loro, sapersene prendere cura o guidarli è una competenza essenziale che oggi chiamiamo intelligenza emotiva (qui trovi tutti gli articoli che ho scritto in merito se vuoi approfondire il tema) ed è fondamentale per avere successo in qualsiasi ambito della vita. E, sicuramente, è forte in molti politici, imprenditori, uomini delle pubbliche relazioni, terapeuti, commercianti o chiunque abbia a che fare con (e sappia ben gestire) le persone.

È un’abilità che può manifestarsi molto presto; non è raro vedere piccoli che già si fanno seguire da tutti o che sono molto attenti agli altri e alle loro emozioni. Ma anche che sono capaci di mediare fra bambini in conflitto o che vanno d’accordo con tutti.

Intelligenza intrapersonale

L’intelligenza intrapersonale è quella che permette una buona conoscenza di se stessi, cioè dei propri punti di forza e debolezze, desideri, emozioni, paure. Da questa sensibilità nasce anche la capacità di agire in modo adeguato. Questo può esprimersi con un senso di autoefficacia, comprensione degli ambiti in cui possiamo meglio impiegare le nostre qualità, così come nella capacità di autodisciplina o perseveranza rispetto ai propri obiettivi.

Anche se è una competenza che in alcuni può manifestarsi fin da piccoli, tendenzialmente aumenta col tempo. Chi viene più incoraggiato all’introspezione o al contatto con persone riflessive e sagge, è più facilitato.
Se non comprendi bene i tuoi talenti, le potenzialità e i limiti, tutta la tua intelligenza logica potrebbe non servire; il rischio, infatti, è di continuare ad incaponirsi su strade che non sono adatte a te o in linea con le tue capacità.

Intelligenza naturalistica

Queste ultime due intelligenze sono state esplorate da Gardner in un secondo tempo (inizialmente ne aveva considerate sette).
Saper individuare determinati oggetti naturali, classificarli secondo regole precise, cogliere le relazioni tra di essi è una capacità tipica di biologi, astronomi, antropologi o medici, ad esempio.

Intelligenza esistenziale

Se l’intelligenza intrapersonale è la capacità di riflettere su se stesso e autoosservarsi, quella esistenziale ci porta a ragionare sui grandi temi dell’esistenza: la natura dell’uomo, dell’etica e della morale, il senso della vita. E da questo derivare categorie concettuali valide universalmente. È tipica di filosofi, psicologi e, in parte, anche dei fisici.

Sviluppare i talenti

Conoscere queste forme di intelligenze può permettere ad un genitore di osservare con una visuale più ampia le inclinazioni spontanee dei figli, permettendogli di esplorarle. In questo modo, possono costruirsi un po’ alla volta un senso di competenza e padronanza di una specifica abilità su cui poi potere innestare la propria creatività.
Come ho detto, infatti, difficilmente la si potrà esprimere in un campo che non maneggiamo adeguatamente.

Perché ciò succeda, però, è importante mettere da parte le nostre aspettative che tendono ad indirizzare i bambini verso ciò che noi vorremmo invece che fargli liberamente esprimere i propri talenti naturali. Sostituire ai loro desideri e inclinazioni le nostre personali ambizioni è distruttivo. È invece essenziale lasciare che esplorino molte esperienze ed oggetti affinché la loro inclinazione naturale possa emergere.

Le scuole che stimolano la creatività

Nel mondo esistono poche scuole che aiutano a sviluppare la creatività. La maggior parte degli istituti, infatti, punta più a stimolare il pensiero verticale, logico, che non quello laterale. Eppure, qualche esperimento, in Italia e nel mondo viene fatto. Cosa hanno in comune queste scuole?

  • I bambini hanno un’enorme libertà nelle risorse da cui attingere: ad esempio, passano molto tempo all’aperto, visitano molti luoghi differenti, hanno a disposizione a scuola diversi  materiali con cui esprimersi.
  • Sono regolarmente impegnati in progetti che portano ad un risultato finale. Così i piccoli vedono che, dedicandosi con impegno e costanza ad una certa attività, diventano più competenti e realizzano qualcosa di cui andare orgogliosi.
  • Invece di imporre loro delle attività creative, la scuola parte dalle esigenze o dai desideri che essi stessi esprimono. Lasciano che scoprano da soli gli ambiti nei quali hanno curiosità e talenti naturali, consentendo loro di esplorarli (senza imporli).
  • Vi sono molte attività collettive in modo da sperimentare la socialità e l’esito del lavoro di gruppo, perché agire in team aiuta a produrre di più, pensando in modo più ricco e articolato. La collaborazione insegna che l’intero è maggiore della somma delle sue parti. Nel lavoro insieme, i bambini si rendono conto che possono sia compensare le loro lacune sia offrire agli altri i propri punti di forza.
  • Attingono alle diverse forme di intelligenza, non solo quella linguistica e quella logico-matematica.

È sufficiente?

I consigli che abbiamo visto non vi garantiranno di avere in casa un grande artista o uno scienziato da Nobel, ma certamente potranno aiutare, e di molto, a sviluppare liberamente la creatività, che può prendere diverse forme.

Al contrario, controllare continuamente, indirizzare, imporre, non lasciare spazi e definire regole molto rigide è una strada assicurata verso una mente rigida ed impaurita.

La creatività, inoltre, non serve solo per essere artisti o primeggiare ciascuno nel proprio campo. È un elemento essenziale della flessibilità mentale che assicura maggiore serenità, capacità di affrontare situazioni differenti e di trovare soluzioni alternative.

Insomma, una garanzia per il benessere e per una buona salute mentale.

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